venerdì 18 ottobre 2013

Hesse: una poesia


LAMENTO

Non ci è concesso d'essere. Sol fiume
siamo ed in ogni forma c'inseriamo,
per entro la caverna, il duomo, il lume,
la notte, e sempre all'essere aspiriamo.
Per l'uomo, benché assuma una sua forma,
patria e felicità sono cose vane,
sempre è in cammino ed ospite di norma,
sede non ha, per lui non cresce pane.

Non sa qual sorte Dio gli abbia provviso,
sente che come argilla lo sballotta,
duttile e muta, senza pianto e riso,
che viene, sì, impastata, ma mai cotta.

Oh tramutarsi in pietra un dì! Durare!
Di questo abbiamo eterna nostalgia.
Ma un brivido rimane e diventare
non può quiete sulla nostra via.

(HERMANN HESSE)


Il giuoco delle perle di vetro, con questo libro sono tornata ad Hermann Hesse per l'ennesima volta. Terminato il romanzo vero e proprio mi sono trovata di fronte ad una serie di poesie e, quella sopra riportata, è la prima.
Che le traduzioni siano dei tradimenti è cosa ormai nota, tuttavia, per dei versi come questi, mi accontenterei anche dell'italiano, che non credo tradisca del tutto il senso, essendo questa una poesia dal contenuto spiccatamente filosofico. 
Così riassumerei il contenuto: si tratta del semplice lamento di tutto ciò che diviene e potrà sempre soltanto aspirare ad essere; uno dei problemi più vecchi del mondo, espresso nei modi più disparati ma mai esaurito. 
                                

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