Le
guarigioni sono troppo lunghe… Individuato il problema, rimosso il problema,
immagini che di lì a poco potrai riprendere a pieno ritmo la vita di prima, e
invece ti ritrovi ad affrontare un corpo che non ne vuol sapere di rimettersi
in moto alla velocità precedente. Ti guardi allo specchio e ti dici che in
fondo sembra non sia successo niente, che non c’è motivo di star lì a
rimuginare…e ti dimentichi, nel frattempo, che sei una che ci ha messo trent'anni
per fare il primo vero respiro… Anzi, forse ancora lo deve fare davvero! E,
nonostante spray e creme varie, provi ad annusare qua e là, sentendoti molto
animale… le lenzuola e i vestiti lavati, lo shampoo, le care vecchie candele
alla vaniglia, il caffè... Cavolo se è forte l’odore del caffè, vince il vago
sentore di mandorle della pomata che devi aspirare neanche fossi una
cocainomane! Ti chiedi di cosa profumino davvero le persone che hai amato, che
ami…
È
tutto così lento… Ritornare piano piano a fare le cose di prima, sebbene la tua
assenza sia stata di pochi giorni. Ma ormai lo sai bene che il tempo si contrae
e decontrae a seconda del modo in cui lo percepisci, delle cose che fai o non
fai: puoi arrivare a fine giornata con la sensazione di esserti svegliata il
mese scorso. Poi ci sono eventi che ti scagliano fuori dal tempo, e lì non ci
capisci più nulla quando ti risvegli. Mi chiedo, ad esempio, dove sono stata
dalle 9:00 alle 12:00 del 6 novembre scorso… Credo nello stesso luogo in cui
vado mentre dormo, ma non se sono certa. Lì di sicuro non c’era tempo e ha
continuato a non esserci per i giorni successivi… Notte e giorno si sono
capovolti, mescolati, fusi e scinderli di nuovo non è stato facile. Cerco
ancora adesso di separare il giorno dalla notte, ma la diga che ho costruito è
piena di buchi. Bisogna ripararla, perché questi frammenti di notte che mi
assalgono in pieno giorno sono pericolosi. L’assenza di tempo, sperimentata per
pochissimo, sembra aver aperto un varco e devo stare attenta a cosa lascio
passare…