
Sono numerosissime le riflessioni di tipo psicologico dell’autore sul reale stato delle presunte indemoniate, e ciascuna di esse può essere tranquillamente estesa dal caso singolo al generale.
È nell'Epilogo che emerge il reale sostrato teorico di quest’opera essenzialmente storica. La vera questione, il problema fondamentale è l’uscita dall'io individuale, solitario, la trascendenza di sé appunto. Se qualcuno, di fronte alla parola trascendenza, dovesse pensare ad un movimento dell’io verso l’alto, ad una dissoluzione dell’individualità nello spirituale, sarebbe, almeno in parte, sulla via sbagliata. La maggior parte delle volte, infatti, l’uomo cerca di uscire dall'isolamento dell’io con un movimento discendente e, nella migliore delle ipotesi, orizzontale.
Dietro queste astrazioni ci sono dei fenomeni ben precisi. Se la trascendenza orizzontale, data dall'identificazione di un individuo con una qualsiasi attività umana, presenta gravi pericoli derivanti dall'adesione acritica a tale attività, ancora più dannosa può rivelarsi la trascendenza di sé orientata verso il basso, che si concretizza in tre forme: droghe, sessualità elementare ed ebbrezza di massa.
Le prime due, probabilmente, hanno bisogno di pochi commenti visto che le droghe (di ogni tipo, alcol compreso) e la sessualità sono da sempre dei metodi usati ed abusati per annullare la distanza tra sé e il Mondo, metodi che, tuttavia, portano ad un progressivo degrado. L’ebbrezza di massa, invece, merita qualche precisazione in più, per il largo impiego da parte delle dittature del ‘900 e per il ruolo che ebbe nella storia ricostruita da Huxley.
L’uomo che si trovi in mezzo alla folla non perde semplicemente il proprio io, vive uno stato di ebbrezza che lo porta ad una vera e propria demenza, ad un’incapacità di pensare dovuta all'estrema ricettività della massa di fronte ad un qualsiasi messaggio ripetuto sufficientemente spesso. «Essere in una folla è il migliore antidoto conosciuto contro il pensiero indipendente. Di qui la radicata avversione dei dittatori per la “mera psicologia” e per la vita privata. “Intellettuali di tutto il mondo, unitevi! Non avete niente da perdere , se non il vostro cervello”.»
Corollario di questa estrema ricettività è la facile infiammabilità e la tendenza ad abbandonarsi ad una violenza inaudita. La massa non è un insieme di individui, è un unico essere esteso e pericoloso; come ebbe a dire Manzoni è un mostro senza testa capace di distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino.
Avete presente le adunate del Fascismo e del Nazismo? È proprio di questo che stiamo parlando. Tornata a casa propria, ciascuna delle parti urlanti di quella massa sente la propria coscienza leggera come quella di un bambino, perché la folla ha persino la capacità di diluire il senso di colpa, fino a sublimarlo in una ben strana sensazione, quella di aver fatto il proprio dovere.
Sentivano di aver fatto il proprio dovere anche gli uomini di Chiesa che mandarono a morte quel loro collega, Urbain Grandier, accusato di aver stregato l’intero convento delle Orsoline di Loudun; in tutto ciò l’occhio del moderno può vedere un clamoroso caso di isteria contagiosa, ben combinata con gli intrighi politico-religiosi dell’epoca, quell'unico corpo che era la folla del ‘600, al contrario, non poteva che vedere stregoni, esorcismi, demoni e miracoli.
Complimenti davvero. Per la cultura e la capacità espositiva
RispondiEliminaGrazie mille Fabrizio
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