Ho fatto entrare dieci mesi in due valige e qualche busta.
Credo che il difficile sarà trovare un posto a questi resti di vita una volta tornata a casa, dove so bene che il posto che vorrei non esiste; non esiste lo spazio che vorrei. Probabilmente è sempre questione di luoghi, bisogna trovare quello più abitabile per sé... E la soluzione migliore sarebbe trovarlo dentro di sé questo luogo, là da dove nessuno potrà mai cacciarci via...
C'ero riuscita, avevo chiuso porte e finestre e mi ero ritirata nella mia monadica solitudine, lontana da ogni luogo fisico... Ma si fa presto a disabituarsi: abitare se stessi richiede una tensione continua che ha come esito la pace più imperturbabile.
Avevo trovato un luogo più accogliente della mia mente...
E adesso riduco il luogo in pacchetti più o meno grandi e cerco di portarmelo dietro: mi stupisco che alla fine ne resti così poco... Evidentemente pensavo di occupare molto più spazio di quello che in realtà occupo; ci si stupisce sempre di quante poche siano le cose alle quali è riconducibile una vita, di quello che resta dopo che si è messa la parola fine... Tutte le volte che mi è capitato di doverlo fare mi sono sempre ritrovata con una manciata di oggetti tra le mani e il reiterato interrogativo "Ora che me ne faccio?"... Intanto sto qui a chiedermi, oggi per domani: Qual è il mio posto? Dove metto le mie cose? Dove metto la mia vita?
belle domande, me lo chiedo anche io, ogni giorno sperando di trovarlo quel posto basta che sia via, basta che sia strada...
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