venerdì 22 novembre 2013

Ritornare

"Non hai mai pensato di tornare?"
Che domanda stupida! Ci sono fili che ti aiutano a ritrovare la strada del ritorno e altri intesi a trascinarti indietro. La mente è attratta da quel richiamo ed è difficile sottrarvisi. Non faccio che pensare di tornare a casa. Quando la moglie di Lot si voltò indietro, si trasformò in una colonna di sale. Le colonne sorreggono le cose e il sale le mantiene pulite, ma è un ben misero baratto se in cambio si perde la propria identità. Molta gente torna indietro ma non sopravvive perché sente il richiamo di due diverse realtà. E questo è troppo. Si può mettere sotto sale il proprio cuore e ucciderlo, oppure si può scegliere una delle due realtà. In ogni caso c'è molto dolore. Alcuni sono convinti di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca. Ma il vino inacidisce e finisce per andare di traverso. Ritornare dopo molto tempo fa impazzire, perché a chi si è lasciato alle spalle dà fastidio che tu sia cambiato, ti trattano come hanno sempre fatto, ti accusano di essere indifferente, mentre tu sei semplicemente differente. [Jeanette Winterson - Non ci sono solo le arance].
Ritornare vuol dire impazzire. Voltarsi indietro significa essere spacciati. Nelle sue varie forme è un pensiero quasi ossessivo, ad ogni passo c'è il terrore di ritrovarsi al punto di partenza e di essere risucchiati irrimediabilmente indietro. Di passo indietro in passo indietro dove si arriverebbe? Forse c'è un "da dove" originario dal quale si cerca di fuggire di continuo, un "da dove" in cui non c'è davvero alcuna differenza tra  sé e una colonna di sale. Tornare indietro equivale a cercare di scrollarsi di dosso gli innumerevoli strati del tempo, i molteplici frammenti di sé, tornare indietro equivale a perdere sé. 
Fortuna vuole che l'impresa sia pressoché impossibile.

Nessun commento:

Posta un commento