L’esperienza
del dolore fisico è quanto di più autentico si possa vivere, ti incolla al qui
e ora senza che tu abbia la possibilità di fuggire. Non puoi pensare a nient’altro.
Diventi il tuo dolore, ti identifichi completamente con esso, tirando calci e
pugni contro tutto quello che viene dall'esterno e cerca di tenderti la mano.
Niente come il dolore ti dice con chiarezza che non abiti un corpo, sei proprio
quel corpo. Niente ti scolpisce così come fa una ferita. Niente ti restituisce
meglio a una dimensione animale e istintiva. Se il piacere ti espande,
facendoti perdere i confini, il dolore ti “concentra”: sei un punto di materia
in agonia. “Non puoi ignorarmi” ti dice il dolore. Quando torni da lì è come se
dovessi reintegrare tutta la realtà in te, poco alla volta, riassorbirla un
pezzetto al giorno. Ed è lì che ti rendi conto che non è proprio più come
prima. Ti sei vista punto, riscoprirti retta, piano, poi spazio ha la forza di
una nuova nascita. Nasci ogni volta che torni dal dolore; apri gli occhi e
vedi, ascolti le voci intorno, ti muovi e tocchi ciò che ti circonda, senti i
sapori e gli odori. Ecco, per ora mi manca quest’ultimo passo…
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