giovedì 24 novembre 2011

Solitudine: definizione

Ho la strana sensazione, negli ultimi tempi, di riuscire a trovar pace solo con un libro aperto tra le mani. Non disprezzo la compagnia umana ma neppure la cerco se non c'è, non disprezzo il dialogo ma, per lo più, mi impegno in lunghi monologhi... Non riesco a ricordare: è una tendenza dell'ultima ora? 
Da bambina preferivo quei giochi che preservassero la mia solitudine; forse che leggere e studiare siano un'evoluzione di quei giochi?  Probabilmente preservo ancora la mia solitudine... Provo a definirla (Platone sarebbe felice di ciò). Il tipo di solitudine più semplice consiste nell'esser fisicamente senza compagnia, nel non avere un altro individuo al nostro fianco, per un periodo breve o lungo... Credo che questa forma sia più corretto definirla "esser soli", in quanto l'isolamento fisico non implica, necessariamente, un sentirsi soli, non implica quel senso di alienazione che deriva, invece, dalla seconda forma di solitudine, che mi viene quasi spontaneo definire "meta-fisica". Quest'ultima poco ha a che fare con le condizioni prettamente fattuali del soggetto, non dipende dal trovarsi in una piazza affollata o nel più remoto dei deserti, ci si può sentire soli in entrambi i casi come in nessuno dei due. Incrociando le varie possibilità si possono ricavare quattro condizioni: 
1) Non essere soli e non sentirsi soli (condizione di "normalità").
2) Non essere soli ma sentirsi soli (non è piacevole...).
3) Essere soli e sentirsi soli (condizione particolarmente tragica...).
4) Essere soli ma non sentirsi soli (Aristotele lo definirebbe un dio!).

3 commenti:

  1. La solitudine del sentirsi soli ma non essere soli è quella chiamata "normalità" almeno al giorno d'oggi (se per normalità intendiamo ciò che è comune). Difatti tutti si riuniscono in gruppi per mettere a tacere la solitudine ma alla fine si sentono peggio perché si sentono diversi dagli altri e per non sentire questa solitudine bevono molto parlano di sciocchezze e nelle forme più gravi fumano canne o si drogano. Per me è la malattia del secolo perché sono davvero pochi quelli che oggi sono in grado di vero contatto umano ( interiore e intimo ). E' la solitudine dell'anima, si toccano corpi, gusci vuoti e non esseri umani...

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  2. Non saprei dirlo, dopo tutto, quale sia la condizione più normale... =/

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  3. Solitamente normale è quella più diffusa per questo ho protesa per questa definizione...

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