lunedì 25 marzo 2013

Piccola nota su Kafka

Tra le opere di Kafka che mi è capitato di leggere (Il processo, America, La metamorfosi e qualche altro racconto) Il Castello è quella che trovo più inquietante per molti aspetti ma sicuramente tutti sono riassumibili nella figura stessa del castello che dà il nome all'opera. Ci si aspetterebbe (almeno io me l'aspettavo) che il famoso castello rappresenti quanto meno il luogo dell'azione, invece ci si ritrova di fronte ad una costruzione lontana, alla quale tutti fanno riferimento, perché da esso dipende la vita degli abitanti del villaggio dove giunge il protagonista, e tuttavia non si riesce a capire chiaramente in che modo tutto possa dipendere dall'insolita costruzione, un'immensa ed instancabile macchina burocratica i cui funzionari sono inavvicinabili quasi quanto il castello stesso. 
A tratti si ha l'impressione che sia tutta una costruzione della mente, che alla fin fine il castello sia vuoto e a tenere in piedi gli ingranaggi della macchina siano quegli stessi individui che vi sono sottomessi; eppure il protagonista è completamente in balia della misteriosa forza che gli impedisce di avvicinarsi al luogo del potere, quello stesso luogo il quale, sembrerebbe per errore, è stato origine, anni prima, della decisione di assumerlo al villaggio quale agrimensore. 
Il castello sembrerebbe quasi la metafora di tutte quelle forze invisibili che dominano l'uomo ma che, non di meno, sono costruzioni dell'uomo stesso, è la morale, è il destino, è Dio, se vogliamo, tutto ciò che l'umanita crea e pone al di sopra di se stessa per potervisi assoggettare in cambio di un po' d'ordine.
In fin dei conti, coloro che impediscono a K. di fare irruzione nel castello, presentandolo come inaccessibile, sono gli abitanti del villaggio, perché la possibilità di sovvertirne l'ordine esiste, K. la sfiora e non se ne accorge. 
Per quanto remota sia la possibilità, ogni essere umano è un potenziale distruttore di castelli.

4 commenti:

  1. Per me le metamorfosi, questo mi ha più che altro fatto innervosire probabilmente troppo veritiero ti fa assaporare quella realtà di cui di solito si è dimentichi.

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    1. Kafka in effetti fa anche saltare i nervi, è vero... Leggerlo è quasi estenuante...

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    2. la cosa assurda è che attira, puro masochismo?

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    3. Voglia di capire più che altro...

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