lunedì 2 aprile 2012

L'amore tiranno


Ultimamente in un piccolo (stando al numero di pagine ovviamente) libro di un grande autore ho scovato un pozzo di sapere. Ci si dovrebbe fermare a commentare ogni frase, quindi non penso di esagerare dicendo che basterebbe guardare una pagina a caso per scovare un pensiero interessante, perché l'autore al quale mi sono or ora approcciata è il signor Dostoevskij e il libro col quale ho iniziato la sua esplorazione si intitola Memorie del sottosuolo.
Chi è il protagonista? Su due piedi mi verrebbe da dire che il protagonista siamo un po' tutti: un uomo non abbastanza buono da potersi dire buono ma neppure degno del titolo di malvagio col quale si presenta sin dall'inizio. 
Dice molte cose quest'uomo malvagio, si scava dentro e si proietta nel mondo e, ad un certo punto, verso la fine, dice una cosa sull'amore che dovrebbe far riflettere ma che, per disgrazia, nessuno avrà mai il coraggio di riferire a se stesso.
In primo luogo, amarla non potevo più, perché, lo ripeto, amare per me ha sempre voluto dire tiranneggiare e avere una superiorità morale. In tutta la mia vita non ho mai potuto immaginarmi un amore diverso, e sono giunto al punto che ora penso a volte che l'amore consista appunto nel diritto volontariamente concesso dall'oggetto amato di tiranneggiarlo. Anche nei miei sogni del sottosuolo non mi sono mai figurato l'amore se non come una lotta, l'ho sempre cominciata con l'odio e terminata col soggiogamento morale, e perciò non potevo nemmeno più immaginarmi che cosa dovevo fare dell'oggetto soggiogato.
Quello di amore e quello di tirannia sembrerebbero essere due concetti diametralmente opposti, che difficilmente accosteremmo nella stessa frase; l'uomo malvagio del signor D. arriva ad identificarli e, cercando un po' più in profondità nelle nostre menti, anche noi, muniti di tanta sincerità verso noi stessi, dovremo, nonostante la riluttanza, riconoscere i due concetti come irrimediabilmente legati. 
Che legame insensato è questo! Esclude ogni forma di disinteresse e tuttavia riesce a spiegare la realtà delle relazioni meglio di ogni altro grande ideale sull'amore. 

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