martedì 13 marzo 2012

Nudità e sessualità


Tra un corso e l'altro ci si può concedere una lettura leggere e l'ultima alla quale ho dedicato qualche ora nel fine settimana è stato I vizi capitali e i nuovi vizi di Umberto Galimberti, autore che ormai sentivo nominare dappertutto ma del quale non avevo mai letto una sola riga. 
Al di là dei giudizi contrastanti che si sentono in giro sull'autore, qualche frase significativa l'ho trovata e, quella che sto per citare, era inserita nel capitolo sulla spudoratezza, considerata uno dei nuovi vizi.
La nudità del nostro corpo non dice ancora nulla sulla nostra disponibilità all'altro.
Che cosa si intende qui per nudità? Evidentemente in questo caso la nudità è di tipo fisico: essere nudi di fronte ad un altro, togliersi i vestiti è relativamente semplice, addirittura lo si può fare sotto gli occhi di un estraneo senza dover necessariamente provare una profonda vergogna.
Ma essere davvero nudi cosa vuol dire? Forse questo secondo tipo di nudità prevede un'esposizione molto maggiore rispetto al primo, un'esposizione non del corpo ma della mente, perché la vera sessualità non è tanto nel corpo quanto nella mente. Mettere a nudo la propria "sessualità mentale" richiede un elevato grado di intimità, in quanto prevede che si porti alla luce ciò di cui, spesso, neppure noi stessi siamo a conoscenza. Si accorda la propria disponibilità all'altro solo in questo secondo caso, solo in questo secondo caso l'esperienza è realmente vissuta perché ci si sposta da sé, dalla chiusura del proprio corpo, per entrare in contatto con qualcosa di altro e di diverso da sé. Perché, in fondo, per quanto possano occupare un ruolo centrale, i corpi sono tutti simili tra loro...

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