martedì 26 aprile 2016

Viaggio attraverso il Cilento: I Borghi dei Misteri

Le cose che ci sono più vicine, paradossalmente, sono quelle che ci incuriosicono di meno, che suscitano in noi meno interesse. A tal proposito devo confessare la mia colpa e ammettere che la terra nella quale vivo non mi aveva mai impegnata in grandi riflessioni, tuttavia, proprio negli ultimi giorni, ho letto un libro che ha cambiato un po' di cose, vale a dire l'opera di Gennaro Guida, I Borghi dei dei Misteri.
“Ricordati che alla fine di tutto, questa avventura la devi scrivere e raccontare in giro: sarai ricordato come il primo cavaliere cantastorie” dice il folletto Kuscio congedandosi dal cavaliere dopo il loro primo incontro. E il protagonista di queste avventure di fatto racconta in prima persona del suo girovagare attraverso i borghi più suggestivi di una terra, il Cilento, che sa di antico ancora oggi, nel XI secolo. Immergersi in questo libro vuol dire fare un viaggio e lasciarsi condurre dagli occhi del cavaliere in un mondo nel quale natura e magia coesistono e si intrecciano indissolubilmente. Le creature provenienti direttamente dall’immaginario popolare, dalle leggende tramandate di generazione in generazione appaiono al protagonista con estrema naturalezza, si presentano a lui come parte integrante della realtà di ogni giorno e non come eccezione, tanto che, ad un certo punto, egli smette di stupirsi e accetta spettri e animali parlanti come esseri pienamente naturali. Questo aspetto del libro rende perfettamente l’idea di che cosa sia il soprannaturale per chi vive nel Cilento: un evento quotidiano, che accompagna e arricchisce (a volte tormenta anche) il vivere di una popolazione abituata allo straordinario. Non lasciano dubbi le descrizioni dei borghi contenute in questo libro, e se ce ne fossero le foto che accompagnano la narrazione donano ancora più chiarezza: le terre che fanno da teatro alle avventure del cavaliere sono toccate da una bellezza fuori dal comune, hanno il fascino senza tempo che si trova solo nei luoghi dei miti e delle leggende. 
Ma perché il mistero si palesi e non si presentino agli occhi dei semplici borghi come tanti ce ne sono sparsi per il mondo, c’è bisogno della capacità di vedere; parafrasando Sant’Agostino solo chi è predisposto ad accogliere lo straordinario può vederlo e, pertanto, l'incredibile si rivela soltanto allo sguardo di chi sa coglierlo. 
In questa storia il cavaliere è colui che vede; laddove gli altri assistono a fenomeni inspiegabili e spaventosi lui conosce le cause, le comprende e prosegue il suo viaggio, arricchito nel suo bagaglio di conoscenza del mondo. 
Diverte e affascina il lettore la familiarità con la quale il protagonista si confronta con spiriti buoni e malvagi, forse per quella sorta di distacco che fa sì che egli giunga alla conclusione puro come all’inizio, con gli occhi e lo spirito di un bambino. È proprio questa purezza di cuore che regala al cavaliere, alla fine, l’amore di una dama, come in tutte le migliori storie di cavalleria.
Il miglior modo per conoscere un luogo è osservarlo con sguardo incontaminato, come se lo si vedesse per la prima volta, e questo libro riesce a regalare proprio questo, un punto di vista privilegiato su un mondo sospeso tra realà e fantasia.