lunedì 30 aprile 2012

"Giornata artistica"


Quella di oggi è stata una delle "giornate artistiche" che di tanto in tanto pretendono di vedere la luce nella mia vita. 
Dopo una mattinata da latinista, dopo pranzo, ho preso matita e pennelli ed ho iniziato a scarabocchiare ed imbrattare... Dopo quattro o cinque ore c'era più colore su vestiti, mani e faccia che sul disegno ma, a prescindere dal risultato che mi astengo dal rendere pubblico, mi sono sentita rilassata e felice. 
Poi ho ripulito quello che si poteva ripulire...
Mia madre: "Ma quella roba si toglie dai jeans?"
Io: "No mamma... e non si toglie neppure dalle tende..." 
Che modo simpatico di comunicare che il colore è finito anche sulle tende della mia camera!
Per non parlare della faccia blu del gatto!

sabato 28 aprile 2012

Il "mestiere" del filosofo


Questa mattina, sotto la doccia (luogo deputato alle riflessioni sul senso della vita!), mi sono ritrovata a pensare a che senso abbia la scelta di un determinato percorso di studi piuttosto che di un altro. 
Ponendo la domanda in maniera diretta: perché ci si iscrive ad una facoltà piuttosto che ad un'altra? 
La risposta non è delle più incoraggianti, a mio avviso: spesso una scelta vale l'altra, si intraprende un percorso tanto perché qualcosa si deve pur fare e il risultato è che abbiamo in giro un sacco di gente insoddisfatta, frustrata e tutt'altro che felice di intraprendere una professione (una qualsiasi, che di questi tempi è sempre un piccolo miracolo!).
Ma vado più nello specifico, perché mi si potrebbe obiettare che mi diverto a far critiche e poi non ho il coraggio di estendere quelle stesse critiche al mio ambito.
Ebbene: che razza di mestiere è quello del filosofo?! 
In continuità con ciò che ho detto fino ad ora, mi viene da dire che è il mestiere (forse il termine è improprio e converrà metterlo tra virgolette d'ora in poi) che più di ogni altro è inscindibile dalla personalità e dalla vita di chi lo pratica; è quel "mestiere" che coincide con l'intera vita di chi lo pratica! Se così non fosse sparirebbe il "mestiere", sparirebbe il filosofo e rimarrebbero soltanto parole vuote ed irritanti. 
Non che le parole dei filosofi non siano irritanti in genere, di prassi lo devono essere al fine di mettere in causa l'essenziale, perché quando ci smuovono il terreno sul quale poggiamo i piedi non possiamo non irritarci! Rimarrebbero parole irritanti nel senso meno nobile di ottuse e sciocche, parole senza riscontro nella vita di chi le ha pronunciate. 
Lo sforzo di chi pratica questo "mestiere" sarà quello di fare della propria vita l'opera più grande e degna di nota: va da sé che si tratta del lavoro di una vita nel senso più letterale possibile. 
Ha una particolarità questo "mestiere": non lo si può svolgere senza esserne totalmente presi, senza passione detto in altri termini, dal momento che, svolgere senza passione un "mestiere" che richiede il coinvolgimento di se stessi come clausola imprescindibile, vuol dire non svolgerlo affatto: è come se un pittore volesse dipingere senza alcun supporto ed alcun tipo di colore o un falegname pretendesse di costruire una porta in legno senza legno. 
Il coinvolgimento del filosofo in quanto uomo è la conditio sine qua non della sua filosofia e del suo essere filosofo.




giovedì 26 aprile 2012

Fotografie

In fondo, una foto assomiglia a chiunque, fuorché a colui che essa ritrae. Infatti, la somiglianza rimanda all'identità del soggetto, cosa irrilevante, puramente anagrafica, addirittura penale; essa lo ritrae "in quanto se stesso", mentre invece io voglio un soggetto "come in se stesso".
Questa frase, tratta da La camera chiara di Roland Barthes, per certi versi, sembrerebbe addirittura paradossale: non mette forse in dubbio qualcosa che, generalmente, si dà per scontato, cioè il fatto che una foto assomigli al proprio referente? A quanto pare, se ci si pensa bene, la cosa è più complessa di quanto appaia ad una prima occhiata. Mi chiedevo, leggendo, quali fossero i termini di tale complessità e, alla fine, pensare alla semplice esperienza di ogni giorno, mi è stato utile perché tutto mi apparisse con più chiarezza. 
Pensavo a tutte le foto nelle quali non mi riconosco, foto fatte da altri o da me stessa, foto nelle quali cerco di assumere una determinata espressione e ne esce fuori una che è l'esatto opposto di quella che avevo in mente... 
Pensavo anche a tutte quelle foto, fatte da me ad altre persone, nelle quali quelle persone non si riconoscono e che, invece, a me sembrano estremamente somiglianti agli originali! 
La questione, probabilmente, investe il vedersi, l'immagine che ciascuno ha di sé e degli altri e che, inevitabilmente, non coincide con ciò che ci troviamo davanti in una fotografia: quello della foto è un altro/ un'altra.
Questo vedersi diverso in una foto, tuttavia, potrebbe avere un vantaggio inaspettato e cioè quello di vedere, in quella stessa foto, come una persona si vede e, viceversa, vedere nelle foto fatte e scelte da altri come questi altri ci vedono, come in un conoscersi attraverso la mediazione di uno specchio, falso e rivelatore allo stesso tempo. Il compito della fotografia è, in questo caso, proprio quello di rivelare il soggetto "come in se stesso", mi azzarderei a dire "nella sua essenza" di soggetto o, con un termine ancor più pericoloso, nella sua "anima"... 
La cosa che va accettata è che questa "anima", per quanto possiamo sentirla nostra, è soggetta a variazioni a seconda di chi la coglie e la cattura sulla pellicola.

martedì 24 aprile 2012

...

...credo che quando finirò l'università sarò seriamente a rischio suicidio!



Per il resto non ho parole perché devo imparare a farne a meno...

domenica 22 aprile 2012

Espressioni ambigue del mio vocabolario

Ci sono delle espressioni che utilizzo molto spesso e alle quali, pensandoci su, conferisco un significato tutt'altro che scontato per chi dovesse ascoltarmi parlare...
Ne ho individuate alcune...

HO MAL DI TESTA -----> Ho un malessere diffuso al quale non so dare un nome preciso e che mi rende particolarmente suscettibile.
HO SONNO/SONO STANCA -----> Ho un malessere diffuso al quale non so dare un nome preciso e che mi porta a non aver voglia di fare nulla, salvo starmene sotto le coperte per tutta la giornata. 
Ѐ STRANO -----> Mi piace, lo trovo particolarmente interessante perché originale e mi andrebbe di "analizzarlo" più da vicino.
Ѐ NORMALE -----> Non vale la pena di rifletterci troppo su perché non mi suscita particolare interesse.
HO FAME -----> Sono nervosa.
Ѐ CARUCCIO -----> Mi fa impazzire.

Potrei andare avanti per un bel po' e sono sicura che se ci pensassi su mi verrebbero in mente molte altre espressioni ugualmente ambigue... Mi rendo conto solo in certi momenti che quando parlo ci vuole il decodificatore...

venerdì 20 aprile 2012

Poi tutto impazzisce...


Oggi sono di cattivo umore, così come ero di cattivo umore ieri e l'altro ieri!
Avrei una gran voglia di iniziare a lamentarmi come se fossi in preda ad atroci dolori di pancia e, subito dopo, sbriciolare con una spranga di metallo tutto ciò che mi capita a tiro... ma non farò né l'una né l'altra cosa...
E ci mancherebbe altro! Mi manca solo la schizofrenia all'elenco dei difetti!

Piuttosto sarebbe il caso di riflettere (per quanto alle volte ne abbia le tasche piene di questo mio continuo riflettere!) su certi stati d'animo che ritornano come una specie di maledizione a tempo: senti quasi ticchettare l'orologio del tuo buonumore nella testa e sai bene che le batterie che lo fanno scorrere, in un determinato momento, si fermeranno e tutti gli ingranaggi salteranno in aria! 
Quello che è sorprendente, ogni volta, è l'autoillusione: sei fermamente convinto che durerà questa volta! 
Poi tutto impazzisce...

giovedì 19 aprile 2012

Piove da troppo

Piove da troppo... 
Piove troppo per i miei gusti... 
La pioggia mi sveglia la notte perché ho il sonno troppo leggero...
Prigioniera in casa ripeto costantemente gli stessi gesti, giorno dopo giorno, ora dopo ora...
Soffoco e cerco nei libri la porta su un mondo diverso dal mio: se non lo trovo lo invento!
La pioggia mi entra in casa...
Da quanti giorni?
Il ricorso al frammento è indice di un'anima in pezzi?
Il ricorso al frammento è indice di un'anima in pezzi!
Aspetto tanto il sole e so già sin d'ora che quando ci sarà lo detesterò...


lunedì 16 aprile 2012

...e poi iniziano a piacerti i tacchi a spillo!

La scorsa estate mi sono ritrovata a comprare un quadretto che mi aveva attirata particolarmente: rappresentava semplicemente un piede di donna infilato in una scarpetta nera col tacco a spillo. Il quadretto, in principio, doveva essere un regalo ma inutile dire che ho finito per appenderlo in camera mia.
Mesi più tardi mi rendo conto che quei tanto disprezzati (da me) accessori tipicamente femminili, quali le scarpe col tacco, stranamente mi attirano.
La questione delle scarpe col tacco, però, è soltanto la punta di un iceberg che ha radici ben più profonde, diciamo pure che è l'indice di un cambiamento più generale dei miei gusti estetici e non, cambiamento in atto da circa un anno a questa parte...
In principio sarà stata una reazione, come spesso accade, la reazione a un determinato stereotipo di femminilità forse, poi, pian piano, la reazione è diventata azione e ho preso ad agire su me stessa in maniera quasi impercettibile... Ed ora prendo coscienza dei risultati! 
L'idea che si possa cambiare di molto non sempre reca con sé piacere, la cosa dà un senso di instabilità, come se fossimo consapevoli che, da un momento all'altro, potremmo perdere noi stessi... Tuttavia, ad ogni cambiamento, ci si rende conto che, se è davvero spontaneo e non è il semplice frutto di pressioni esterne, alla fine del processo (anche se di fine vera e propria non si può parlare, visto che non si smette mai di cambiare) non si prova alcun dolore, nessun rimpianto per quello che si era prima, perché quello che si era prima non può in alcun modo né deve sparire: in termini hegeliani possiamo dire che siamo sottoposti ad un continuo processo di Aufhebung, per cui conserviamo e mai rinneghiamo quello che siamo stati.
Io sono quella di prima, eppure non sono la stessa, perché non amo più perdermi nelle felpe troppo larghe, perché non mi nascondo più tanto spesso sotto un berretto, perché ho scoperto che mi sveglio realmente solo dopo le dieci di sera... per tutti i perché che devo ancora scoprire...

sabato 14 aprile 2012

Immagini e chiodi fissi (...e non ricordo più il numero!)

Nulla mi ispira (si fa per dire!) come il cattivo tempo.
Oggi si ritorna alla forma...

Liberami dall'ossessione della forma... del dove andare... del fine che fa dimenticare il mezzo... della meta che fa dimenticare il viaggio...della morte che fa dimenticare la vita... 

venerdì 13 aprile 2012


Linee che rilassano

La giornata è stata percorsa da un sottile ma costante senso di inquietudine: è la strana malinconia che troppo spesso viene a trovarmi. 
Fino ad una certa ora ho contato i passi in casa, poi, finalmente, mi sono decisa a prendere un foglio bianco. Ci giravo intorno ma sapevo bene che era quello che volevo fare da questa mattina. Perché non l'ho fatto subito? E chi lo sa, a volte mi impongo, senza neppure accorgermene, di non fare cose che, invece, vorrei fare con tutta me stessa.
Nulla di complicato, mi sono limitata a tracciare le linee che più mi rilassavano...


mercoledì 11 aprile 2012

Cercasi miracolo!

Niente università, mal di testa, risveglio forzato, colazione con yogurt, mal di testa, pranzo, lettura, mal di testa, maltempo, mal di testa, malumore, tisana, mal di testa, cena, nausea, mal di testa, mal di testa, mal di testa, mal di testa, mal di testa... 
Ho reso l'idea di com'è stata la giornata fino ad ora?
Direi che a dare il tocco finale sia stata la nausea! Anche se la voglia di affondare nel letto e non alzarmi fino a data da destinarsi non è stata da meno... 
Forse la colpa è del tempo: come al solito, quando peggiora, peggioro anche io e, per riprendermi, ci vorrebbe quanto meno un miracolo!
Ovviamente ai miracoli io non ci credo... 

lunedì 9 aprile 2012

I risparmiatori di tempo

Arrivata a ventitré anni ho imparato a convivere con la parte di me che tende verso la misantropia più assoluta, misantropia che, in certe occasioni, non riesco ad arginare bene: questa è proprio una di quelle occasioni!
Oggi ce l'ho con la gente che non parla, che non è in grado di sostenere una conversazione, che non sa mettere insieme tre frasi (non necessariamente grammaticalmente corrette), che, semplicemente, non ha voglia di comunicare ed instaurare rapporti autentici...
Facebook funge da culla a tutta una serie di degenerazioni e, quella dell'incomunicabilità, è una di queste!
Parliamoci chiaro, Facebook, come suggerisce, neppure tanto velatamente, il nome, è utilizzato dalla maggior parte delle persone come una grossa e accessibilissima vetrina che sembra soddisfare pienamente la nostra fame di rapporti umani. Quanto ci sia realmente di umano è meglio non saperlo e non perché Facebook et similia siano l'Inferno sulla terra, uno strumento del demonio o cazzate del genere ma perché, ad essere non umani, sono gli esseri che stanno dietro ai profili! 

Mi ritrovo a parlare con gente che è il suo profilo! E sembra del tutto inutile cercare qualcosa dietro quel profilo, quelle quattro foto, quei dati minimi che in tre o quattro righe ti riassumono una vita! 
Ti sforzi di pensare che ci sia qualcosa oltre, che a parlarci, con certe persone, qualcosa di più autentico lo si possa ricavare... e invece ci si riduce alle solite tre domande, con le solite tre risposte. E tu lì in imbarazzo a cercare di tenere in piedi una conversazione che non vuole proprio saperne di esistere!
La gente è ossessionata dalla mania del risparmiare tempo, a quanto pare, e non può spenderne più di tanto per conoscere una singola persona: meglio conoscerne tante dividendo il tempo che si ha, no? In fondo, se siamo tutti profili à la Facebook, cosa ci vorrà mai a conoscere quei cinquemila esseri piatti e schedati?!
La stupidità di queste persone mi risulta intollerabile e allo stesso tempo penosa... Ci si può nutrire dell'illusione della conoscenza fino a questo punto? Evidentemente sì...
Ognuno di noi, ormai, fa da ornamento per l'ego di qualcun altro e un ornamento non è necessario conoscerlo approfonditamente, basta la prima impressione...
A questo punto, anche se dirlo può sembrare inutile, sarebbe il caso di rivelare a questi risparmiatori di tempo che quello che risparmiano è perduto... 

Farebbero meglio ad utilizzarlo per trovare il modo per suicidarsi nella maniera più indolore!

domenica 8 aprile 2012

Overdose di ovetti

Ero riuscita ad arrivare illesa fino ad oggi, giorno di Pasqua, evitando pastiere, uova di cioccolato giganti e dolci vari... 
Ho superato addirittura il pranzo coi parenti (torta e vino a parte)...
Mi hanno fregata gli ovetti della Kinder ripieni di crema alla nocciola! 
Quanti ne ho mangiati e quanti ne mangerò fino a stasera non ci è dato saperlo... 



sabato 7 aprile 2012


Racconto di un sogno

Era da un po' che non ricordavo in modo particolarmente chiaro un sogno ma, quando mi sono svegliata questa mattina, ne ricordavo addirittura due.
Tralascio il primo che è inenarrabile e provo a raccontare il secondo, esponendomi al rischio di farmi psicanalizzare...
Il martedì dopo Pasquetta mi reco all'università e, già quando arrivo, il clima mi appare cupo e desolato, sia per il cielo grigio sia per le poche persone in giro. Mi avvio alla ricerca dell'aula nella quale dovrebbe svolgersi la lezione e subito mi accorgo di qualcosa di strano: al posto delle porte ci sono delle saracinesche semichiuse che scoraggiano l'ingresso. Entro comunque e i corridoi hanno tutta l'aria di un intricato e pericoloso labirinto (mi sento un po' in un videogioco dalle tinte sempre più lugubri). Inizio ad aggirarmi per il labirinto, vado di porta in porta (le solite saracinesche) e intanto non vedo nessuno in giro. Ad un certo punto incontro un mio collega che sembra conoscere la strada: ci addentriamo insieme nei corridoi/labirinto fino ad arrivare ad un ascensore, di fronte al quale ci sono delle altalene (il tutto sempre all'interno e in penombra) che non ricordo se ho visto in qualche film, mentre il luogo in sé mi ricorda l'ingresso interno della palestra del mio liceo. Arriva l'ascensore e il sogno finisce... 

Difficilmente ho sognato qualcosa di più angosciante!


giovedì 5 aprile 2012

Cose che fanno incazzare gli amici!

Questa cosa ha fatto incazzare molto la mia amica...


...sì, mi riferisco proprio al taglio di capelli, non alla foto in sé! 
E il fatto che io lo scriva qui la farà incazzare ancora di più!
E io mi diverto tanto... 

...per accompagnare i miei passi nell'aria

Mi sono sempre chiesta cosa voglio in realtà, nel senso più generale della domanda. I miei gusti in fatto di persone, in particolare, sono sempre stati abbastanza vaghi, nel senso che, se apprezzo una determinata categoria di persone, non è detto che disprezzi quella con caratteristiche opposte. Più che ai contenuti bado alle forme e questo mi espone al rischio di essere giudicata come incoerente. 
Non dico di non esserlo, non voglio difendermi da nulla, tuttavia mi veniva da pensare che, forse, nella scelta delle persone, dovrei adottare dei canoni di selezione precisi. 
Nello specifico pensavo alla mia tendenza ad accostarmi a persone dal forte senso pratico; ho sempre creduto che fossero le persone adatte da frequentare perché, in qualche modo, mi completassero, mi fornissero quella praticità nell'affrontare la quotidianità che, di tanto in tanto, mi manca; forse, però, più che di una persone che mi incolli alla terra, ho bisogno di qualcuno che accompagni i miei passi nell'aria... 
Dove andrei a finire? Non lo so e non mi interessa più di tanto, perché l'ossessione del "dove andare" prima o poi dovrò superarla...

lunedì 2 aprile 2012



"...e lei si sente brutta come te"

L'amore tiranno


Ultimamente in un piccolo (stando al numero di pagine ovviamente) libro di un grande autore ho scovato un pozzo di sapere. Ci si dovrebbe fermare a commentare ogni frase, quindi non penso di esagerare dicendo che basterebbe guardare una pagina a caso per scovare un pensiero interessante, perché l'autore al quale mi sono or ora approcciata è il signor Dostoevskij e il libro col quale ho iniziato la sua esplorazione si intitola Memorie del sottosuolo.
Chi è il protagonista? Su due piedi mi verrebbe da dire che il protagonista siamo un po' tutti: un uomo non abbastanza buono da potersi dire buono ma neppure degno del titolo di malvagio col quale si presenta sin dall'inizio. 
Dice molte cose quest'uomo malvagio, si scava dentro e si proietta nel mondo e, ad un certo punto, verso la fine, dice una cosa sull'amore che dovrebbe far riflettere ma che, per disgrazia, nessuno avrà mai il coraggio di riferire a se stesso.
In primo luogo, amarla non potevo più, perché, lo ripeto, amare per me ha sempre voluto dire tiranneggiare e avere una superiorità morale. In tutta la mia vita non ho mai potuto immaginarmi un amore diverso, e sono giunto al punto che ora penso a volte che l'amore consista appunto nel diritto volontariamente concesso dall'oggetto amato di tiranneggiarlo. Anche nei miei sogni del sottosuolo non mi sono mai figurato l'amore se non come una lotta, l'ho sempre cominciata con l'odio e terminata col soggiogamento morale, e perciò non potevo nemmeno più immaginarmi che cosa dovevo fare dell'oggetto soggiogato.
Quello di amore e quello di tirannia sembrerebbero essere due concetti diametralmente opposti, che difficilmente accosteremmo nella stessa frase; l'uomo malvagio del signor D. arriva ad identificarli e, cercando un po' più in profondità nelle nostre menti, anche noi, muniti di tanta sincerità verso noi stessi, dovremo, nonostante la riluttanza, riconoscere i due concetti come irrimediabilmente legati. 
Che legame insensato è questo! Esclude ogni forma di disinteresse e tuttavia riesce a spiegare la realtà delle relazioni meglio di ogni altro grande ideale sull'amore.