lunedì 31 dicembre 2012

31 dicembre 2012

Scrivere l'ultimo post dell'anno da un posto che non sia la propria stanzetta solitaria fa uno strano effetto, diciamo pure che si ha l'impressione di non aver nulla da dire, quasi che di trecentosessantacinque giorni non sia rimasto che un solo lungo attimo di silenzio.
Rimando i consueti conti di fine anno al prossimo momento di calma ma non gli auguri che ritengo abbiano più senso ad inizio anno che non a Natale.
Quest'anno auguro a tutti il meglio, ma non un meglio che "capiti", cada dal cielo si direbbe, quanto piuttosto quello che ognuno può ricavare da se stesso: chiamiamolo pure un colpo di fortuna proporzionale alle proprie potenzialità e che quindi con il caso fortuito, probabilmente, ha ben poco a che fare. 
Diventare ciò che si è: per l'anno nuovo sarà il caso di fare quanti più passi possibili in tale direzione!

lunedì 24 dicembre 2012

Natale come mi sembra

Chissà perché scrivere qualcosa di carino su una festa, Natale in particolare, non mi riesce mai troppo bene. Qualche anno fa l'avrei fatto, mi sarei messa a tirar fuori parole pesanti come "consumismo" o "spirito", tanto per dire che la festa si è ridotta a ben poca cosa rispetto a quello che dovrebbe essere; adesso, cosa dovrebbe essere, non saprei dirlo, posso solo dire cosa mi sembra: una grossa perdita di tempo che per di più mi farà tornare sui libri più stressata di prima.
Per di più mi ritrovo una mente carica di ricordi, non più libera come qualche anno fa; è troppo appesantita per potersi godere il Natale! 
A Natale ho sempre freddo, ho sempre sonno e ho sempre bisogno di un tasto di reset affinché ogni maledetta cosa smetta di diventare qualcos'altro!
E poi dimenticavo: non so fino a quando riuscirò a reggere i film di Natale!

mercoledì 19 dicembre 2012

A Natale fuori posto

Oggi che giorno è, mi chiedo, e rispondermi che è il 19 dicembre e che manca meno di una settimana a Natale mi dà un senso di tristezza immediata e lancinante che non credo di poter spiegare in termini razionali; non ci provo neppure a spiegarlo... 
So solo che a Natale (ma potrei dire durante le feste in generale) mi sento sempre fuori posto.

lunedì 10 dicembre 2012

L'attesa che aspettavo

Se tu sarai capace di stare senza attesa, vedrai cose che gli altri non vedono [Erri De Luca - Non ora, non qui].
Quando si parla di attesa non riesco a fare a meno di sentirmi direttamente tirata in causa, per il semplice fatto che la sensazione dell'attesa l'ho sperimentata e la sperimento anche quando, apparentemente, non c'è nulla da attendere. Mi sento perennemente di passaggio, sempre nomade e mai residente in nessun luogo; si direbbe che mi manca il senso del radicamento.
Per uno strano gioco di scatole cinesi, tuttavia, in queste attese che mi cadono addosso, che in un modo o nell'altro mi sono imposte, spesso ritrovo un altro tipo di attesa, un'attesa che aspettavo e che, dunque, riesco a vivere pienamente: in questi momenti mi sento a casa dovunque, anche su una panchina sotto la pioggia nel mese di dicembre. Si tratta quasi di una sospensione del tempo che va a coincidere con una sostanziale alienazione dalla realtà, ed è probabilmente in momenti come questo che si possono vedere cose che gli altri non vedono, perché si sta lì in attesa ma in fondo non si hanno gli occhi puntati su nessun oggetto di quest'attesa, si attende il nulla, dunque, fondamentalmente, non si attende.
Paradossalmente sento di vivere proprio nel momento in cui non sono immersa nella vita reale.

venerdì 7 dicembre 2012

Anche i miti inciampano

I miti, gli ideali (uso il termine "ideale" nel senso più comune e meno filosofico possibile), tutte le costruzioni della mente, hanno una caratteristica ineludibile: sono destinati a crollare. Cosa vuol dire che un ideale crolla? Che rientra nel suo corpo terrestre e lo si può guardare più da vicino, lo si può analizzare e criticare se occorre, fermo restando che, sebbene terrestre, si porta addosso tutto il peso di quell'ideale che era, un peso che lo distingue da qualsiasi altra cosa semplicemente terrena.
Analisi di un ideale: il mio Nietzsche che, di opera in opera, non fa altro che apparirmi più umano, in certi casi troppo umano, è il caso di dirlo!
Un'osservazione valga per tutte: 
Non poter prendere a lungo sul serio i propri nemici, le proprie sventure e nemmeno le proprie malefatte, è tipico di nature forti, complete, dotate di un'eccedenza di forza plastica, imitatrice, apportatrice di salute come d'oblio [Genealogia della morale]. 
Pensarla in questo modo non gli impedisce, però, di criticare, per tutto il libro, i suoi "nemici" (Wagner in primis e, in una certa misura, anche Schopenhauer) e quindi di dimenticarsi di dimenticare o quanto meno di non prenderli sul serio. 
Decisamente molto terrena come contraddizione. 
Per non parlare del fatto di dimenticarsi delle proprie sventure! Gridare con tutta la voce che si ha che la realtà in cui si vive è dominata dall'elemento debole, dalla mollezza, che in essa prevale la logica del gregge e che, dunque, si è circondati da tante pecore, vuol dire dimenticare le proprie sventure?
Friedrich, dovevi disprezzare di più l'umanità!

giovedì 6 dicembre 2012

Vecchiaia che avanza

Potrebbe essere l'aria universitaria, la vecchiaia che avanza (23 anni son tanti eh!), il fatto che non mi copro abbastanza, ma quest'anno sono particolarmente esposta ai malanni.
C'ho il raffreddore da circa un mese e non fa altro che oscillare tra le fasi di fastidio e quelle di deturpamento facciale acuto, senza però accennare ad andar via!

Del mal di gola non ne parliamo, la mia già non gradevolissima voce ha raggiunto la tonalità tipica di una grattugia elettrica sentita attraverso un telefono con la linea disturbata!
A far da ciliegina sulla torta ci sono poi una serie di acciacchi occasionali quali mal di schiena, male ad una spalla, alle gambe, al collo, alle braccia..............
E in tutto ciò, sventura delle sventure, mi sto rendendo conto che ho toccato i livelli di "lamentosità" di una vecchietta di paese di ottant'anni... 

lunedì 3 dicembre 2012

Frammento +/- 11111111111111

Si inizia a congelare, fuori e dentro...
Strani effetti dell'inverno: il punto di partenza è dentro e la termodinamica ne soffrirebbe.
E fisso i vuoti, mi stordisco di suoni: il punto di partenza è nella testa...
Forse da più in basso?
Mi sveglio per gradi e ancora non ho concluso il primo: infante della veglia!
Mi sfuggo di mano.
Mi sfuggo di testa.
Mi sfugge l'essenziale: c'è un punto cieco nella mia visuale.
Perché non posso vedere da dove vedo?
E forse non ho neppure voglia di vedere.
Nulla mi dà problemi come quello che voglio e che non voglio.