L’animale uomo è qualcosa di ben
strano, se lo si osserva attentamente ci si rende conto che nasconde (più o meno!)
una serie di meccanismi perversi tra i quali uno, nelle sue varie forme, si
ripropone di continuo, mascherato da semplice, per quanto fastidiosa, abitudine.
Parlo della consuetudine tanto diffusa dell’individuare e condannare le
mancanze altrui e che, secondo il mio modesto parere, nasconde ben altro rispetto alla
mera critica fine a se stessa. Il vero problema è che, quando qualcuno è tanto
sollecito nel portare alla luce e sottolineare il difetto dell’altro,
implicitamente sta anche ammettendo che quel difetto, lui che sta criticando,
reputa di non averlo. In altri termini, sottolineando che X difetta di qualcosa,
implicitamente si sta dicendo che X è inferiore a noi in quel qualcosa, dunque
nella critica (quella che i difetti li crea ad hoc!) vi è una vera e propria autoesaltazione
di chi critica.
Questa logica, però, si può espandere, in quanto funziona tanto per il singolo individuo quanto per i gruppi dei quali fa parte.
Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” rinviene questo meccanismo di auto-celebrazione nell'intero genere maschile, almeno per quanto riguarda i secoli passati (ma la questione è più attuale di quanto si pensi!); per lungo tempo l’uomo, inteso qui come maschio, ha visto nella donna una sorta di specchio che ingigantisse il suo ego: nel dichiarare e sottolineare l’inferiorità della donna sottintendeva la propria grandezza. “Per tutti questi secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi, dal potere magico e delizioso di riflettere raddoppiata la figura dell’uomo” dice la Woolf, e si intende che il potere fosse magico e delizioso per i soli uomini! Che il tutto si basasse (si basi) su un assunto che è in sostanza un pregiudizio era cosa poco rilevante se paragonata ai vantaggi ricavabili in termini di sicurezza; e che la sicurezza così ottenuta avesse i piedi di argilla, come il gigante del diffuso modo di dire, è ancora un’altra questione…
Tornando al problema principale, qualche riga più avanti la Woolf continua, riportando anche degli esempi più che chiari: “Qualunque sia il loro uso nelle società civilizzate, gli specchi sono essenziali a ogni azione violenta ed eroica. Perciò Napoleone e Mussolini insistono tanto enfaticamente sull'inferiorità delle donne, perché se esse non fossero inferiori cesserebbero di ingrandire loro”.
Il discredito gratuito, a quanto pare, fonda intere personalità. Identità apparentemente solide altro non sono che pallide ombre, ovvero un negativo, generato solo grazie al fatto che un oggetto ha coperto il sole. L’ombra è l’ego, tanto più grande quanto più forte è il meccanismo che impedisce di vedere la realtà per quella che è. Tutto ciò che circonda l’uomo-ombra, in tutte le sue accezioni, è strumentalizzato, finalizzato alla sua auto-celebrazione; altro presupposto fondamentale perché l’auto-ingigantimento sia efficace, infatti, è la riduzione dell’altro a cosa. L’oggetto di disprezzo dell’uomo che passa la vita a “parlar male di”, lo straniero per lo xenofobo, la donna per il maschilista, è l’Altro irriducibile che non potrà mai essere soggetto come loro, perché la persona per eccellenza, il Soggetto, sono solo loro e l’altro è solo un mezzo attraverso il quale nutrire il proprio Sé.
Di casi singoli se ne incontrano in abbondanza nella vita di tutti i giorni ma anche i casi collettivi sono sotto gli occhi di tutti; un esempio, oltre quello del maschilismo, valga per tutti: la Lega Nord.
Questa logica, però, si può espandere, in quanto funziona tanto per il singolo individuo quanto per i gruppi dei quali fa parte.
Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” rinviene questo meccanismo di auto-celebrazione nell'intero genere maschile, almeno per quanto riguarda i secoli passati (ma la questione è più attuale di quanto si pensi!); per lungo tempo l’uomo, inteso qui come maschio, ha visto nella donna una sorta di specchio che ingigantisse il suo ego: nel dichiarare e sottolineare l’inferiorità della donna sottintendeva la propria grandezza. “Per tutti questi secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi, dal potere magico e delizioso di riflettere raddoppiata la figura dell’uomo” dice la Woolf, e si intende che il potere fosse magico e delizioso per i soli uomini! Che il tutto si basasse (si basi) su un assunto che è in sostanza un pregiudizio era cosa poco rilevante se paragonata ai vantaggi ricavabili in termini di sicurezza; e che la sicurezza così ottenuta avesse i piedi di argilla, come il gigante del diffuso modo di dire, è ancora un’altra questione…
Tornando al problema principale, qualche riga più avanti la Woolf continua, riportando anche degli esempi più che chiari: “Qualunque sia il loro uso nelle società civilizzate, gli specchi sono essenziali a ogni azione violenta ed eroica. Perciò Napoleone e Mussolini insistono tanto enfaticamente sull'inferiorità delle donne, perché se esse non fossero inferiori cesserebbero di ingrandire loro”.
Il discredito gratuito, a quanto pare, fonda intere personalità. Identità apparentemente solide altro non sono che pallide ombre, ovvero un negativo, generato solo grazie al fatto che un oggetto ha coperto il sole. L’ombra è l’ego, tanto più grande quanto più forte è il meccanismo che impedisce di vedere la realtà per quella che è. Tutto ciò che circonda l’uomo-ombra, in tutte le sue accezioni, è strumentalizzato, finalizzato alla sua auto-celebrazione; altro presupposto fondamentale perché l’auto-ingigantimento sia efficace, infatti, è la riduzione dell’altro a cosa. L’oggetto di disprezzo dell’uomo che passa la vita a “parlar male di”, lo straniero per lo xenofobo, la donna per il maschilista, è l’Altro irriducibile che non potrà mai essere soggetto come loro, perché la persona per eccellenza, il Soggetto, sono solo loro e l’altro è solo un mezzo attraverso il quale nutrire il proprio Sé.
Di casi singoli se ne incontrano in abbondanza nella vita di tutti i giorni ma anche i casi collettivi sono sotto gli occhi di tutti; un esempio, oltre quello del maschilismo, valga per tutti: la Lega Nord.
Sono ben pochi ormai quelli che non
conoscono i suoi slogan; ma il problema sostanziale della Lega è che tutte le sue “idee” non sono nulla di
più di un NO continuo, una critica incessante a immigrati, omosessuali,
meridionali, politici di Sinistra e via dicendo. L’identità leghista emerge dal
continuo sottolineare le mancanze altrui, il collante di quell'identità è lo
sminuire l’altro, come la base dell’identità del maschilista è lo sminuire la
donna.
Mai come in questi casi è adatto l’appello nietzschiano a difendere i forti contro i deboli!
Mai come in questi casi è adatto l’appello nietzschiano a difendere i forti contro i deboli!