domenica 27 gennaio 2013


...ci saranno altri silenzi,
altri tempi da sbagliare...
Ho tanta voglia di tacere in questo momento, eppure so bene che, proprio quando sembra che le parole non riescano a trovare la propria strada, è quello il momento di insistere per tirarle fuori, perché è quando le parole mancano che si hanno da dire le cose più importanti. 
Forse sbaglio, forse non è attraverso il linguaggio di tutti i giorni che si possono esprimere certi concetti, o certe sensazioni se si vuole, senza tradirli. 
A volte ho la netta sensazione che ogni volta che riesco a tirar fuori una parte di me, esponendola, la tradisco.

mercoledì 23 gennaio 2013

Caligine onirica

Cercando di concentrare la mia attenzione su qualcosa che non sia la lista dei nomi di pittori che devo studiare per l'esame di storia dell'arte o le dinamiche del sistema hegeliano che mi accompagneranno in maniera ossessiva almeno fino alla settimana prossima (e si spera non oltre il giorno dell'esame), mi riesce solo di badare alla pioggia che in questi giorni mi dà l'impressione di voler durare in eterno. Tutto sembra più pesante del solito, e non è che di solito ci sia qualcosa di particolarmente leggero nei miei giorni!
Persino i miei sogni sono diventati più cupi negli ultimi tempi; anche se spesso la mattina non ricordo cosa ho sognato, mi è ben chiaro come l'ho sognato: i miei sogni sono avvolti dalla caligine, da uno strato sottile di sporco che li appesantisce. 
I ricordi sembrano sottoposti alla stessa dinamica di offuscamento: anche in ciò che ricordo c'è una pellicola scura e resistente che impedisce un'archiviazione efficace.

mercoledì 16 gennaio 2013


Parlami d’amore,
nonostante la stagione che verrà.


...e non è affatto divertente

...e non è affatto divertente, alla fine di una giornata di studio, trovare solo lo schermo del tuo computer che ti aspetta.
Dopo tutto, siamo il risultato delle scelte che facciamo...

lunedì 14 gennaio 2013

Momenti di regressione

Camminando tra la gente ti rendi conto che nessun volto è propriamente un volto qualunque ma prima di fermarti a ricavare tratti essenziali distogli lo sguardo perché sai che non sta bene fissare la gente, anche se la tua tendenza sarebbe quella di piantar loro lo sguardo dritto negli occhi. Ѐ imbarazzante, ti rendi conto di essere imbarazzante tu stessa delle volte. Distogli lo sguardo dunque: sembrerebbe quasi l'imperativo di una vita; guardare da un'altra parte che non è mai quella giusta e quindi finire per guardare sempre nello stesso unico punto, te stessa, i tuoi pensieri, i tuoi stramaledetti vuoti. Ci sono periodi di espansione e periodi di regressione del pensiero, o sarebbe meglio dire di ritorno su se stesso; il ritorno è sempre catastrofico, come lo scatto per l'effetto di una molla troppo tesa, come un piccolo universo che conflagra, il pensiero ti ritorna dentro ingigantito così com'è. Non lo reggi a volte. Black out. Impossibilità di fare il passo successivo. Lo vedi il baratro? Vorresti davvero poter staccare i piedi da terra ma sai che ti è preclusa anche la possibilità di precipitare definitivamente. Aspetti semplicemente, anche se nulla dice che accadrà qualcosa: è il dubbio eterno al quale si sfugge solo con un atto di pura follia, quello di sostituirsi al caso ed iniziare a fare le veci di Dio.

mercoledì 9 gennaio 2013

...mi tiene per la mano e mi tira giù

Periodicamente si ripete quella fase che ormai conosco fin troppo bene e alla quale ho dato il nome di "grande sonno" che, per dirla in parole povere, è l'insieme di quei giorni in cui dormo anche con gli occhi aperti. 
Mi sento stanca senza far nulla e questa la chiamo "stanchezza metafisica", perché col corpo ha ben poco a che fare questa mia stanchezza, perché non è il corpo che non dorme abbastanza, c'è qualcos'altro che resta perennemente sveglio in me e che finisce per consumarmi le energie. Mi cammina accanto da una vita, mi tiene per la mano e mi tira giù; non capisco se sia odio sfrenato o amore folle ma ci sono momenti in cui ho la terribile sensazione che non ci sia differenza: sono opposti dunque sono lo stesso.

domenica 6 gennaio 2013

Fine delle vacanze

Credo che con oggi le vacanze possano dirsi ufficialmente terminate. 
Di cosa ho voglia in questo momento? Di affogare tra le pagine dei miei libri, di continuare da dove avevo interrotto lo studio e dimenticarmi del fatto che è trascorso un altro anno. 
I miei ritmi vitali tendono all'anarchia, non tollerano molto le festività e i conseguenti sconvolgimenti obbligati, prediligono le rivoluzioni fuori programma. 
Mi ero ripromessa di fare un po' di conti circa l'anno appena trascorso ma mi rendo conto che c'è ben poco da dire, se non che ha portato con sé una serie di microfratture: il 2012 è stato come un osso che si rompe in più punti e che lascia, inevitabilmente, segni non immediatamente visibili ma che modificano in profondità la struttura fisica. E' il modo in cui cammini dopo che rivela le vicissitudini interne; è l'andamento leggermente claudicante e al tempo stesso più sicuro di chi sa che qualche osso spezzato non può impedire di rimettersi in piedi e tornare a camminare.
Con un po' più di calma mi viene da pensare che, dopo tutto, un altro augurio è il caso di farlo, per me stessa questa volta; l'unica cosa che posso volere al momento è recuperare la capacità di meravigliarmi: è troppo tempo che niente e soprattutto nessuno riesce a stupirmi. Il 2012 mi ha lasciata in uno stato di impassibilità di fronte al mondo, uno stato che fa venir voglia di saltare in un dirupo pur di sentire qualcosa, pur di lasciarsi cogliere di sorpresa, anche dal più lancinante dei dolori! Ebbene, vorrei non dover necessariamente desiderare il dolore per potermi stupire.