giovedì 25 febbraio 2016

Spettri

Ho bruciato lettere d'amore,
altre le ho ingoiate ed eran vetro,
cocci azzurro ghiaccio e grigio tetro,
ruvidi rudi prodotti del mio umore.

Ho ridotto in pezzi e fatto scomparire 
cadaveri di sensi e sentimenti,
quei corpi di reato non redenti
votati al peccato e nati per perire.

Adesso li ho davanti ad uno ad uno,
chiedono riscatto e son spettrali,
tremuli fantasmi sì reali
da farmi il cuore terra di nessuno.

Angela  Nese

lunedì 22 febbraio 2016

Nota #3 a Le tele di Valerie: trama in sintesi

In genere le recensioni le scrivo per i libri degli altri, come è giusto che sia, visto che nessuno si fiderebbe del giudizio dato da qualcuno sul suo stesso libro; tuttavia oggi cerco di fare l'esatto opposto di quello che faccio di solito, ovvero, anziché soffermarmi sulle riflessioni, sulle sensazioni che lo scritto suscita in me, mi soffermerò sulla trama, proponendo in estrema sintesi il contenuto del romanzo.
E dunque, cosa ci si deve attendere da questo Le tele di Valerie? Quanto meno quello che segue...

Valerie non varca la soglia del giardino della propria casa da oltre cinque anni. Trascorre le giornate in compagnia dei suoi cinque gatti, cercando di imprimere sulle tele l'informe caos che le si agita dentro, ripetendo ogni giorno gli stessi identici gesti. L'insolito comportamento di Valerie, unitamente al fatto di aver trascorso dei mesi in una clinica psichiatrica, contribuisce a consolidare il pregiudizio che la vuole irrimediabilmente folle. Il giovane Orazio, per lungo tempo, osserva la donna da lontano, fino a quando una banale coincidenza gli offre l'occasione di entrare in contatto diretto con lei e guardarne da vicino i gesti e soprattutto i quadri. Durante una delle sue visite il ragazzo si imbatte in Miriam, l'unica persona che sia stata capace di avvicinarsi a Valerie prima di lui.
Orazio e Miriam, ciascuno a suo modo, contribuiscono alla rottura del rassicurante ma, allo stesso tempo, quasi inumano equilibrio consolidatosi nella vita di Valerie, fino al precipitare degli eventi che la costringono a ritornare nel mondo e a dare nuovo senso alla propria vita, al proprio passato e alle proprie tele.

sabato 13 febbraio 2016

Nota #2 a Le tele di Valerie ovvero come acquistarlo

In genere mi lamento dei ritardi, ma questa volta, a sorpresa, mi sono ritrovata in vendita in anticipo Le tele di Valerie. 
E dunque, non vorrei dare l'impressione di essere una sorta di venditrice porta  a porta ma... per chi volesse acquistarlo, fornisco qualche link utile:
lo si può trovare sul sito della casa editrice Montedit
lo trovate su ibs
e, non ci crederete, ma anche su libreriauniversitaria.it
A cercar bene lo si scova anche da qualche altra parte, ad esempio qui.

martedì 9 febbraio 2016

Nota #1 a Le Tele di Valerie

Tra circa una settimana dovrebbe entrare in commercio Le tele di Valerie, il mio primo romanzo, edito da Montedit e vincitore del Premio Jacques Prévert 2015. Per i pochi amici che lo hanno già letto non ha bisogno di troppe presentazioni, tuttavia scrivo questa piccola nota per rispondere proprio a una delle domande più ricorrenti che mi sono sentita porre da chi ha già avuto il libro tra le mani. 
Com'è nato il romanzo? Da dove è saltata fuori l'idea? Trovo non poche difficoltà a rispondere, perché la base del libro non si trova in un'idea venuta da fuori, ma nelle immagini, perché prima di pensarlo in maniera "sistematica" l'ho visto... Certo, non nella realtà che mi circonda, l'ho immaginato più che visto con gli occhi, ma resta il fatto che non mi sono messa lì, partendo da uno spunto, a costruire una trama, che tra l'altro ne Le tele di Valerie è quasi secondaria. Il romanzo è nato da sé, sbocciando da un nucleo iniziale di episodi-cardine che solo in seguito ho ordinato in base a delle idee. Da dove siano venuti gli episodi dei quali sto parlando lo renderò noto dopo aver consultato un abile psicologo... cioè, probabilmente, mai...Quanto di reale c'è ne Le tele di Valerie? Tutto e nulla, vale a dire che le sensazioni sono autentiche, così come le parole dei personaggi, che sono quanto di più sincero potessi dire, ma i fatti sono irreali, direi addirittura (volutamente) improbabili. Tutto è vero, nulla è reale.
Alla fin fine un'idea di base c'è, ma sta dietro al romanzo prima che al suo interno; è quella secondo la quale l'arte dice la verità attraverso la finzione e, se non fa questo, l'irremovibile substrato filosofico che alberga in me si rifiuta di riconoscerla come arte. Quelle piccole e grandi verità di fondo possono assumere qualsiasi forma, ma non possono mancare. Si travestono da narrazione, prendono in prestito il corpo dei personaggi, ma nessuna descrizione fine a se stessa può sostituirle.