domenica 31 luglio 2011

Ti scrivo ma non saprai mai cosa...

C'è una vecchia abitudine che probabilmente non perderò mai, quella di scrivere lettere senza spedirle. Il gesto è strano lo ammetto, soprattutto se si considera che generalmente vale la pena di starsene a scribacchiare per qualcuno solo se questo qualcuno poi sarà reso partecipe dei nostri pensieri... A me del fatto che il destinatario riceva la mia lettera importa ben poco, forse perché scrivo per chiarire a me stessa quello che penso di una persona, scrivo per saggiare la coerenza e la sincerità di quello che ho eventualmente già detto a questa persona, scrivo sapendo che non riceverò una risposta ma non per questo ci metto meno impegno...
Quando agisco per un fine è come se ciò che faccio perdesse la propria essenza. Il fatto che una lettera giunga al destinatario è un episodio secondario, una semplice coincidenza...

sabato 30 luglio 2011

Bianco

Pensavo al panico da foglio bianco... è una vita che mi perseguita. Persino mente mi trovo di fronte allo spazio bianco di questo post da scrivere mi prende una leggera ansia. Quando scrivevo i temi in classe o le versioni potevo scrivere qualsiasi cavolata per iniziare ma dovevo farlo per mettere in moto il cervello altrimenti non si andava avanti. Magari alla fine cancellavo quello che avevo scritto ma intanto ero andata avanti. Il bianco non è tra i miei colori preferiti, il bianco non è un colore, ho colorato di verde e poi di rosa le pagine della mia tesi e così mi sembrano meno vuote quando ne inizio una nuova.

venerdì 29 luglio 2011

Classifica foto

Quanto sono imbarazzanti le vecchie voto?! A volte mia sorella tira fuori qualche album ed ogni volta è un trauma... Le peggiori sono quelle di Carnevale nelle quali, sola o in gruppo con la mia classe delle elementari, sembro un salame imbalsamato in quei vestiti improponibili! Subito dopo, nella classifica delle peggiori, ci sono quelle delle grandi occasioni, battesimi, comunioni e via dicendo... Nelle foto del battesimo di mia sorella non mi si poteva guardare, mi avevano convinta a spalmarmi sulla faccia un filo di trucco con effetti devastanti... In quelle della mia comunione sembravo una botte vestita di bianco dalla testa (coroncina di fiori) ai piedi (scarpette scomodissime anch'esse con dei terribili fiori)... La comunione di mio fratello? Sembrava avessi preso la scossa elettrica viste le condizioni dei miei capelli e per di più ero vestita di bianco e di azzurro... Chissà come cavolo li sceglievo i vestiti!? 
Sul podio, in terza posizione, salgono le foto di classe, sembravo un palo in mezzo ai miei compagni, tutti al di sotto della mia spalla. Ero posizionata sempre dietro a tutti o ai margini del gruppo, rigida come un morto... Che terribili visioni!

martedì 26 luglio 2011

Problemi di titolo

Quando finisco un libro e non riesco a capire il titolo mi incazzo; è la seconda volta che mi capita con un libro di Baricco. Quando lessi Senza sangue, a libro finito, mi ritrovai a fare mille ipotesi ma ancora oggi non sono riuscita a spiegarmi il perché di quel titolo... Da ieri il quesito è: perché Castelli di rabbia? Insomma mi aspettavo un libro con un bel po' di gente imbufalita, invece i personaggi restano tutti terribilmente calmi dall'inizio alla fine... Certo qualcuno di tanto in tanto impazzisce ed uccide la fidanzata oppure tira un sasso in testa ad un ragazzo ma nonostante ciò vi garantisco che restano calmi! Allora ho pensato alla locomotiva, che dopo tutto sta anche in copertina però più ci penso più mi sembra assurdo... L'ultima ipotesi è che più che al contenuto il titolo si riferisca allo stato dell'autore, altrimenti due sono le cose: o mi sto rincoglionendo io oppure Baricco mette i titoli a caso!
Ciò detto, il libro mi è piaciuto. 

sabato 23 luglio 2011

Disturbi

Un'altra di quelle sere d'estate in cui tutto sembra procedere tranquillo... invece c'è qualcosa che disturba, un elemento impercettibile che stona ma che non si lascia indicare con facilità. Così prendo in mano il celebre lanternino col quale si diceva che Diogene cercasse l'uomo... ma la stortura ancora non si rivela, forse è troppo sotto il mio naso perché possa vederla. Troppo grande, come la curvatura della Terra: è sotto i miei piedi ma non riesco a percepirla...

martedì 19 luglio 2011

Male di nascere

Nelle Ricerche filosofiche Ludwig Wittgenstein sostiene l'impossibilità di un linguaggio privato, che detto in parole povere è un linguaggio che non condivido con altri. C'è un esempio che riprende più volte e che mi ha fatto sempre pensare. Ammettiamo che io provi una sensazione per la prima volta e decida di chiamare questa sensazione "S"; mi propongo di scrivere una nota da qualche parte ogni qualvolta la sensazione "S" si ripresenta. Ora il quesito è il seguente: chi mi garantisce la seconda volta, la terza, la quarta e così via che io provi la medesima sensazione? Chi mi garantisce inoltre che "S" esista davvero?
Vengo a me, ad una notte lontana trascorsa in ospedale e ad una strana sensazione che mi colse niente di meno che in sogno, un sogno nel quale ero immersa nell'acqua e nella notte... Più volte dopo quel momento mi è capitato di rivivere la stessa sensazione nella realtà, anche a distanza di mesi... Ancora oggi mi capita, quando sono sola. La prima cosa che si tenta di fare in questi casi è cercare un riscontro all'esterno, si cerca la sensazione nel mondo circostante per darle un nome. L'ho cercata, nelle persone, nei libri, nulla! Per un certo periodo l'ho chiamata angoscia ma mi sono resa conto che era ben altra cosa dall'angoscia. Ogni volta dura pochi secondi, troppo poco per poterla analizzare a fondo, anche se sono felice del fatto che non duri di più. So solo che la reazione istintiva al fatto di provarla è quella di stringermi a me stessa, rannicchiarmi, cingermi con le braccia... Di qualsiasi cosa si tratti sento che è qualcosa di  profondo e radicale, qualcosa che affonda le proprie radici nel momento della nascita.
Non me ne vogliano Wittgenstein e Montale se ho scelto il nome di "male di nascere"...

lunedì 18 luglio 2011

Volevo fare la "fumettara"...

Da piccola volevo fare la "fumettara"... Fino ai quattordici anni ho avuto le dita perennemente sporche di china. Squadravo pazientemente le tavole bianche, disegnavo la gabbia, inserivo le figure e i balloons, le ripassavo con la china e poi inserivo i testi con la matita, perché da qualche parte avevo letto che i testi andavano scritti a matita. Una pazienza da monaco amanuense! Il mio vizio? Iniziavo le storie ma le finivo solo nella mia testa, ad un certo punto dell'opera mi lasciavo prendere dallo sconforto, che, nonostante i giorni e giorni di pazienza, a volte anche mesi, prima o poi arrivava, puntuale come la morte. Questo sconforto ha accorciato sempre di più i tempi, fino a quando non ho smesso di dare inizio alle mie storie, ho messo il tappo alla fantasia e mi sono data alla ragione... Per una strana coincidenza il mio ottimismo è deceduto in contemporanea con il mio sogno di adolescente.
Mi restano solo tanti personaggi su carta che aspettavano di vivere...

domenica 17 luglio 2011

Spirito di gravità

Certi giorni mi sento terribilmente pesante... Oggi, mentre trascorrevo le mie solite ore davanti al computer, pensando a come organizzare frase dopo frase un paragrafo della mia tesi, le dita, ad un certo punto, quasi si rifiutavano di muoversi da un tasto all'altro. In questi momenti, se provo a camminare, trascino i piedi più del solito, col risultato di apparire come la classica figura spettrale che si trova in tanti racconti, con una grossa palla di ferro legata con delle catene alle caviglie. Più che ai piedi, però, il peso lo sento dentro, non in senso figurato, ma propriamente fisico: è come se il sangue nelle vene si trasformasse in piombo fuso, tanto che non mi stupisce affatto che in passato per ogni malore attaccassero alla pelle delle sanguisughe pronte a sgravare il malato dal sangue in eccesso... A volte penso che il mio sangue frema per uscire da qualche parte, sembra inquieto e dare dei colpi sui punti dove lo sento premere di più è fatica sprecata!

venerdì 15 luglio 2011

Reazione al distacco

Questo pomeriggio, di ritorno da una lunga mattinata semi-universitaria, mi è stato annunciato da mia madre il decesso del mio povero criceto che ormai da tempo sembrava avere una specie di Alzheimer nella versione per roditori. Non so quale profonda verità io cerchi scrivendo di questo avvenimento apparentemente insignificante ma scrivendo ripeto e ripetendo capisco meglio... 
Credo che il punto sia la deleteria abitudine, assunta non so quando, di dire addio a cose e persone prima ancora che se ne vadano. Il ragionamento sotteso è semplice quanto perverso: nulla è stabile dunque prima o poi lo perderò quindi meglio che la mia mente se ne distacchi prima per non soffrire dopo. Il risultato è una specie di fredda indifferenza nel momento del distacco, un inumano restare pietrificati... Ho perso il conto di quanti dei miei gattini, morti per un motivo o per un altro, ho seppellito senza una parola. Assurdo se ripenso al fatto che solo qualche anno fa piangevo anche per ore: l'ultima volta, probabilmente, mi si saranno esaurite le lacrime... Non so se sperare che il processo sia reversibile...

mercoledì 13 luglio 2011

Estate

Mi piacerebbe insultare un po' chi ha inventato l'estate... Non è possibile vivere quando intorno tutto sembra immerso in un gigantesco budino caldo! Mi chiedo come ho fatto a sopravvivere a 21 estati fino ad oggi, forse prima mi sembravano più vivibili, forse fino ad una certa età sono stata troppo impegnata a giocare (catturavo le lucciole e poi le liberavo...) e dopo quell'età troppo impegnata a tradurre versioni dal greco e dal latino... Adesso sento il peso di tutte le estati vissute a metà.

martedì 12 luglio 2011

Piccoli paradisi artificiali

A seconda dell'umore a volte sento l'esigenza di ridere da sola, altre volte di deprimermi profondamente... Ci sono due cose che faccio in queste occasioni, nel primo caso tiro fuori un vecchio quaderno dove appuntavo le frasi più bizzarre dette dal mio professore di chimica del liceo e al massimo dopo aver letto la terza o quarta frase scoppio a ridere: fino ad ora ha sempre funzionato! Nel secondo caso vado a ripescare un mio vecchio diario: leggere quelle frasi lapidarie alternate a lunghe riflessioni, a volte coerenti a volte sconnesse, mi butta giù per almeno un paio di giorni. Che pratiche insane! Gli stati d'animo indotti mi sanno tanto di paradisi artificiali...

Inizio

Questo pomeriggio, come è giusto che sia, mi sono dedicata un po' alla tesi, che nella settimana precedente è stata del tutto trascurata. La tesi, come il percorso della maturità, mi sa di fine e, quando parlo di fine, mi torna inevitabilmente in mente l'inizio, non quello dell'università, né quello del liceo o delle scuole medie, neanche quello delle elementari, quando le cose erano già migliorate, ma ancora più indietro...
Iniziai l'asilo piangendo e dimenandomi come un'ossessa. Detestavo stare con gli altri bambini, trovavo ridicoli i loro giochi di gruppo e vedevo le maestre (tranne una che probabilmente sarà stata una santa ad osare prendermi sulle ginocchia) come degli esseri mostruosi il cui unico scopo era quello di tenermi in gabbia. Ricordo tutto coi colori dell'autunno, forse perché tutto mi appariva triste ed interminabilmente noioso: non capivo come facessero gli altri bambini a divertirsi (ancora oggi non capisco del tutto come faccia la gente a divertirsi) e osservavo i loro misteriosi comportamenti dagli angoli più isolati. Non parlavo, non reagivo alle prese in giro, non giocavo, mi piaceva solo colorare, soprattutto con le tempere. Non ero una animale sociale, solo una piccola bestia di campagna gelosa della propria solitudine. Non volevo stare lì e se proprio dovevo volevo passare il più tempo possibile sull'altalena: ci sgattaiolavo su ogni volta che non c'era nessuno intorno. Non mi piaceva essere osservata.
Mi sembrava una cosa stupida dire le stesse preghiere tutte le mattine, ma a dispetto di questo dovevo comunque tenere le mani giunte, quelle stesse mani con cui indicavo la mia età qualora mi fosse stata chiesta (piegavo il pollice lasciando distese le altre quattro dita). Il mio caparbio mutismo portò ben presto al sorgere dei soprannomi più ridicoli, ma le mi urla interiori erano troppo assordanti perché potessi curarmi dei sussurri esterni...
Col tempo mi sono dovuta "addomesticare", non c'è stato più bisogno di trascinarmi per condurmi alla società, le ginocchia perennemente ferite sono guarite, i capelli spettinati sono stati messi in ordine, ho creato solide gabbie per la bestia.
Rousseau lo considererebbe un sacrilegio!

lunedì 11 luglio 2011

Anime invernali

Ho perso la capacità di cogliere il passaggio da una stagione all'altra: la Primavera è arrivata mentre ero intenta a fare altro, l'Estate mi ha colta di sorpresa mentre ero in vacanza. Il mio fisico non sembra tanto disposto ad abituarsi a cambiamenti tanto repentini e in questi giorni protesta per il caldo che l'ha colto a tradimento. Chiarisco subito che non sono un animale estivo! Quando sono nata mi accompagnava il rigore invernale di febbraio e credo mi si sia impresso tanto nelle ossa che non è possibile che me ne liberi neppure in pieno agosto: è una specie di temperatura dell'anima. Ironia della sorte sono nata sul mare e non ho mai visto la neve. C'è uno  squilibrio tra la temperatura esterna e quella della mia anima e, a volte, lo sento anche tra me e gli altri: ho bisogno di anime invernali...

sabato 9 luglio 2011

Ritorno

Il viaggio di ritorno è stato più lungo di quello di andata: quasi undici ore e tra le scene più belle c'è una Salerno delle quattro del mattino vista dall'autostrada, un bagno di luci sul mare. 
I giorni di vacanza sono stati lunghissimi e riassumerli sarebbe impossibile ma vale la pena di commentarne almeno uno perché mi ha dato modo di pensare molto... 
Il mercoledì trascorso a Verona è stato particolarmente intenso, perché, oltre a visitare una città mai vista prima, ho rivisto, dopo oltre due anni, una mia vecchia amica. Uno pensa che in due anni chissà quante cose siano cambiate, che magari la lontananza abbia fatto sviluppare due linguaggi talmente diversi da impedire una forma di comunicazione serena... e invece è stato come riprendere il discorso laddove si era interrotto tempo prima. Ci sono rapporti che sembrano congelati, pronti a sciogliersi e riprendere vita al momento opportuno: piccoli miracoli quotidiani che ti rallegrano le giornate. Abbiamo persino fatto una foto insieme (ne è passato di tempo da quando credevo che le foto mi rubassero l'anima!), ma ci è venuto in mente all'ultimo momento, pertanto, al posto di uno degli splendidi sfondi veronesi, alle spalle abbiamo un pezzetto di muro illustrato della stazione, che è bello lo stesso... Nonostante il caldo sono state sei ore insostituibili.
Il resto dei giorni l'ho trascorso tra un'uscita e l'altra e mi sono rilassata a tal punto che il ritorno a casa è stato quasi traumatico. 
Pian piano dovrò tornare alla normalità...

sabato 2 luglio 2011

Comunicazione di servizio

Scappo via per una settimana. Se torno tutta intera metto per iscritto le mie avventure! Mi mancherà scrivere ogni sera.

venerdì 1 luglio 2011

La giornata di oggi l'ho trascorsa a saltellare per casa come una bambina di sei anni il giorno del suo compleanno. Da quanto tempo non mi sentivo così? Mesi? Più probabilmente anni... Essere troppo felice mi ha sempre spaventata: convivo da sempre con la convinzione inconscia che la felicità mi debba essere strappata via non appena la sfioro. Inizio dunque a vestirmi a lutto prima che ciò accada al fine di evitare una forte delusione. Meccanismo di autodifesa o di autodistruzione? Qualunque cosa sia oggi ho dato un bel calcio in culo a questo meccanismo perverso, mi sono goduta l'attesa e ho iniziato a fare la valigia... Ho scoperto che la parte razionale della mia mente va in estasi di fronte ad una valigia da preparare!
 Io (il mostro a sinistra) e Cessamica: estate 2009
Questa sera, però, ho anche un altro argomento da trattare: la crisi del settimo anno (o era del sesto...ma fa lo stesso). Dalla mia esperienza ho potuto dedurre che si verifica anche nel rapporto d'amicizia. I fatti sono questi: io e Cessamica (vorrai perdonarmi lo pseudonimo se leggi mia cara! :P)ci siamo conosciute al liceo; all'inizio lei mi ha ignorata del tutto ma poi siamo arrivate a scambiarci le letterine coi cuoricini! Tutto rose e fiori e telefonate di due ore due volte al giorno almeno... poi è giunto il settimo anno! Cessamica è diventata acida come lo yogurt andato a male, ha dato la colpa a me e alla gentaglia che frequento, mi ha detto che si era scocciata di me e che doveva trovare il modo per eliminarmi... Tutto questo è durato un po', fino a quando la sua vena di acidità si è esaurita o per lo meno ridotta... Abbiamo superato la crisi del settimo anno!