lunedì 31 dicembre 2012

31 dicembre 2012

Scrivere l'ultimo post dell'anno da un posto che non sia la propria stanzetta solitaria fa uno strano effetto, diciamo pure che si ha l'impressione di non aver nulla da dire, quasi che di trecentosessantacinque giorni non sia rimasto che un solo lungo attimo di silenzio.
Rimando i consueti conti di fine anno al prossimo momento di calma ma non gli auguri che ritengo abbiano più senso ad inizio anno che non a Natale.
Quest'anno auguro a tutti il meglio, ma non un meglio che "capiti", cada dal cielo si direbbe, quanto piuttosto quello che ognuno può ricavare da se stesso: chiamiamolo pure un colpo di fortuna proporzionale alle proprie potenzialità e che quindi con il caso fortuito, probabilmente, ha ben poco a che fare. 
Diventare ciò che si è: per l'anno nuovo sarà il caso di fare quanti più passi possibili in tale direzione!

lunedì 24 dicembre 2012

Natale come mi sembra

Chissà perché scrivere qualcosa di carino su una festa, Natale in particolare, non mi riesce mai troppo bene. Qualche anno fa l'avrei fatto, mi sarei messa a tirar fuori parole pesanti come "consumismo" o "spirito", tanto per dire che la festa si è ridotta a ben poca cosa rispetto a quello che dovrebbe essere; adesso, cosa dovrebbe essere, non saprei dirlo, posso solo dire cosa mi sembra: una grossa perdita di tempo che per di più mi farà tornare sui libri più stressata di prima.
Per di più mi ritrovo una mente carica di ricordi, non più libera come qualche anno fa; è troppo appesantita per potersi godere il Natale! 
A Natale ho sempre freddo, ho sempre sonno e ho sempre bisogno di un tasto di reset affinché ogni maledetta cosa smetta di diventare qualcos'altro!
E poi dimenticavo: non so fino a quando riuscirò a reggere i film di Natale!

mercoledì 19 dicembre 2012

A Natale fuori posto

Oggi che giorno è, mi chiedo, e rispondermi che è il 19 dicembre e che manca meno di una settimana a Natale mi dà un senso di tristezza immediata e lancinante che non credo di poter spiegare in termini razionali; non ci provo neppure a spiegarlo... 
So solo che a Natale (ma potrei dire durante le feste in generale) mi sento sempre fuori posto.

lunedì 10 dicembre 2012

L'attesa che aspettavo

Se tu sarai capace di stare senza attesa, vedrai cose che gli altri non vedono [Erri De Luca - Non ora, non qui].
Quando si parla di attesa non riesco a fare a meno di sentirmi direttamente tirata in causa, per il semplice fatto che la sensazione dell'attesa l'ho sperimentata e la sperimento anche quando, apparentemente, non c'è nulla da attendere. Mi sento perennemente di passaggio, sempre nomade e mai residente in nessun luogo; si direbbe che mi manca il senso del radicamento.
Per uno strano gioco di scatole cinesi, tuttavia, in queste attese che mi cadono addosso, che in un modo o nell'altro mi sono imposte, spesso ritrovo un altro tipo di attesa, un'attesa che aspettavo e che, dunque, riesco a vivere pienamente: in questi momenti mi sento a casa dovunque, anche su una panchina sotto la pioggia nel mese di dicembre. Si tratta quasi di una sospensione del tempo che va a coincidere con una sostanziale alienazione dalla realtà, ed è probabilmente in momenti come questo che si possono vedere cose che gli altri non vedono, perché si sta lì in attesa ma in fondo non si hanno gli occhi puntati su nessun oggetto di quest'attesa, si attende il nulla, dunque, fondamentalmente, non si attende.
Paradossalmente sento di vivere proprio nel momento in cui non sono immersa nella vita reale.

venerdì 7 dicembre 2012

Anche i miti inciampano

I miti, gli ideali (uso il termine "ideale" nel senso più comune e meno filosofico possibile), tutte le costruzioni della mente, hanno una caratteristica ineludibile: sono destinati a crollare. Cosa vuol dire che un ideale crolla? Che rientra nel suo corpo terrestre e lo si può guardare più da vicino, lo si può analizzare e criticare se occorre, fermo restando che, sebbene terrestre, si porta addosso tutto il peso di quell'ideale che era, un peso che lo distingue da qualsiasi altra cosa semplicemente terrena.
Analisi di un ideale: il mio Nietzsche che, di opera in opera, non fa altro che apparirmi più umano, in certi casi troppo umano, è il caso di dirlo!
Un'osservazione valga per tutte: 
Non poter prendere a lungo sul serio i propri nemici, le proprie sventure e nemmeno le proprie malefatte, è tipico di nature forti, complete, dotate di un'eccedenza di forza plastica, imitatrice, apportatrice di salute come d'oblio [Genealogia della morale]. 
Pensarla in questo modo non gli impedisce, però, di criticare, per tutto il libro, i suoi "nemici" (Wagner in primis e, in una certa misura, anche Schopenhauer) e quindi di dimenticarsi di dimenticare o quanto meno di non prenderli sul serio. 
Decisamente molto terrena come contraddizione. 
Per non parlare del fatto di dimenticarsi delle proprie sventure! Gridare con tutta la voce che si ha che la realtà in cui si vive è dominata dall'elemento debole, dalla mollezza, che in essa prevale la logica del gregge e che, dunque, si è circondati da tante pecore, vuol dire dimenticare le proprie sventure?
Friedrich, dovevi disprezzare di più l'umanità!

giovedì 6 dicembre 2012

Vecchiaia che avanza

Potrebbe essere l'aria universitaria, la vecchiaia che avanza (23 anni son tanti eh!), il fatto che non mi copro abbastanza, ma quest'anno sono particolarmente esposta ai malanni.
C'ho il raffreddore da circa un mese e non fa altro che oscillare tra le fasi di fastidio e quelle di deturpamento facciale acuto, senza però accennare ad andar via!

Del mal di gola non ne parliamo, la mia già non gradevolissima voce ha raggiunto la tonalità tipica di una grattugia elettrica sentita attraverso un telefono con la linea disturbata!
A far da ciliegina sulla torta ci sono poi una serie di acciacchi occasionali quali mal di schiena, male ad una spalla, alle gambe, al collo, alle braccia..............
E in tutto ciò, sventura delle sventure, mi sto rendendo conto che ho toccato i livelli di "lamentosità" di una vecchietta di paese di ottant'anni... 

lunedì 3 dicembre 2012

Frammento +/- 11111111111111

Si inizia a congelare, fuori e dentro...
Strani effetti dell'inverno: il punto di partenza è dentro e la termodinamica ne soffrirebbe.
E fisso i vuoti, mi stordisco di suoni: il punto di partenza è nella testa...
Forse da più in basso?
Mi sveglio per gradi e ancora non ho concluso il primo: infante della veglia!
Mi sfuggo di mano.
Mi sfuggo di testa.
Mi sfugge l'essenziale: c'è un punto cieco nella mia visuale.
Perché non posso vedere da dove vedo?
E forse non ho neppure voglia di vedere.
Nulla mi dà problemi come quello che voglio e che non voglio.

domenica 25 novembre 2012

Futuro e speranza

C'è una parola che non piace molto ai giovani d'oggi e, ad esser sincera, a me meno che agli altri: la parola futuro, che mi fa girare le scatole almeno quanto la parola speranza.
Il nesso tra i due concetti (sì, passiamo dalla parola al concetto) è evidente, visto che quando si spera lo si fa per il futuro (ancora ho in testa la cantilena della professoressa di latino col suo "spero, promitto e iuro vogliono sempre l'infinito futuro!") ed è altrettanto evidente che una delle prime cose che si deve imparare a fare, per non cadere sotto il fuoco nemico della realtà contemporanea, è disimparare a sperare, per il semplice fatto che farlo significherebbe esporsi ad ogni sorta di delusioni in seguito all'alienazione di possibilità che sono e devono restare prerogativa di ogni singolo individuo e non essere affidate ad una qualche oscura e dubbia potenza esterna (si spera sempre rispetto a qualcosa al di fuori di noi, a qualcosa che pensiamo di non poter controllare).
Finirla con le speranze vuol dire in qualche modo distogliere lo sguardo dal futuro, da qualcosa che non è (e non serve a nulla dire "non è ancora", che non sia ancora o non sia più non cambia la sostanza, cioè che semplicemente non è!) ma che vediamo già come bell'e formato, come se fosse stato qualcun altro a metterlo là per noi: a noi spetterebbe solo di raggiungerlo, sperando di incontrare meno ostacoli possibili sul nostro cammino. Quel che si perde è la coscienza del fatto che davanti ai nostri piedi non c'è la benché minima traccia di un cammino, nessuna strada, neppure uno stretto sentiero: per avanzare si deve costruire e, prima di muovere un passo, si deve necessariamente preparare il terreno. Non ci si può identificare con la meta, che di per sé non esiste se non quando la si è già raggiunta, piuttosto ci si dovrebbe identificare con la strada stessa e rendersi consapevoli del fatto che, costruendo la via, costruiamo noi stessi.

A volte, invece, sembra quasi che l'idea di futuro abbia un effetto depotenziante sull'individuo, quasi esercitasse una sorta di coercizione che impedisce di pensare che le reali forze costruttive sono a sua disposizione qui ed ora e che il senso (direzione,via) della vita è una sua responsabilità, presente ad ogni istante.

La "positività" che dimostro in serate come queste quasi mi spaventa...

martedì 20 novembre 2012

Essere, Nulla e Influenza

Quand'è che ti becchi l'influenza? Quando devi metterti con la testa sui libri e cercare di decifrare qualcosa come La scienza della logica del signor Hegel, che, già a mente lucida e respirazione regolare, dà i suoi problemi, figurarsi quando il tuo naso inizia ad emettere suoni simili a quelli di una trombetta scassata!
Ma essendo cosa nota che, a sentir dire che il puro Essere equivale al puro Nulla, resuscitino pure i morti, nella mia versione zombie appena tornato alla mobilità cerco maldestramente di seguire ragionamenti tra i più contorti che siano mai stati espressi.
Se mai dovessi venire a capo del sistema e conoscere Dio, com'egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito, torno sulla terra per dirvelo!

martedì 13 novembre 2012

Disordine e fissazione

Ci sono momenti in cui senti il bisogno impellente di scrivere, di mettere nero su bianco qualcosa che ti si agita dentro ma, quando ti trovi di fronte allo spazio vuoto da riempire, ti rendi conto che questo qualcosa è talmente vago da non riuscire a prendere forma. Devi dare tempo a tutti quei pezzi in cui sono frammentati pensieri e sensazioni, spesso confusi insieme in un unico caos indistinto, di riunirsi e formare un unicum verbalmente esprimibile. Fissare forse è il verbo che rende meglio questo processo e, allo stesso tempo, ne denota i rischi: ciò che si fissa va incontro alla stasi e alla morte.
Caos e fissazione sono i miei demoni più fedeli, continuano a contendersi la mia anima ed io non sono capace di fare un passo verso l'uno senza doverne necessariamente fare uno anche verso l'altro: è la condanna delle menti doppie! Ho una riserva di disordine invisibile perennemente in agguato che mi impedisce di cristallizzare un pensiero, di giungere a conclusioni definitive, di mettere punti in generale. 
Quando le difese di tutta la mia logica vengono meno non esistono più contraddizioni, la parte diventa il tutto e si aprono infiniti in un singolo pensiero; possibile e impossibile diventano due significanti senza significato.
L'assenza di limiti che ti ritrovi a fronteggiare la puoi vivere, la puoi subire, ma prova a darle un posto nel mondo e ti ritroverai additato come folle nella migliore delle ipotesi; è la struttura del sogno che invade il reale e il lavoro da fare per impedire che certi argini vadano in frantumi è snervante, e devi dare la mano a tutta la tua logica per continuare a sottoporti ad un simile sforzo. 
E dunque via con un piede sulla terra e uno nell'abisso, continuando a dare ordine alle macerie presentandole come solidi edifici! La voragine che si apre ogni volta che ti contraddici devi far presto a richiuderla prima che ne escano mostri di ogni tipo: saranno gli stessi mostri che non riesci a mettere nero su bianco, capaci di fondersi e confondersi col resto del tuo non-mondo. 

venerdì 9 novembre 2012

10.000

Questa sera il post autoreferenziale ci sta tutto!
Era una sera di male di vivere acuto quando la sottoscritta decise di creare questo blog, denominandolo, non a caso, In crisi continua per il fatto che, oramai, del suo ego era rimasto in piedi ben poco, e quel poco che era rimasto continuava a disfarsi e a tentare di ricomporsi senza tregua: da allora la crisi non avrebbe più avuto fine!
A più di un anno di distanza, un anno e mezzo circa in realtà, miracolosamente il blog sopravvive ancora, resistendo alle tendenze autodistruttive della sua creatrice nonché alla sua smodata pigrizia e confutando il mito che la vorrebbe incostante nelle sue attività.
L'occasione di questo post che ritorna su se stesso, nel caso non si fosse capito, è il superamento delle 10.000 visite, che non pensavo minimamente di raggiungere al momento dell'apertura del blog: le piccole cose che fanno sorridere.                                



martedì 6 novembre 2012

Oggi sono senza ispirazione

Oggi sono senza ispirazione, forse per il brutto tempo, per il mal di testa, per il senso di ottundimento che mi impedisce di far respirare la mente, per il freddo che mi fa sprecare energie nel vano tentativo di far trattenere al mio corpo un minimo di calore.
Mi sento una grossa nuvola al posto del cervello e c'è solo da sperare che non sia carica di tempesta.

Mi viene in mente che non ho usato a caso l'espressione "sono senza ispirazione" in luogo di "non ho ispirazione": a quanto pare il Fromm di Avere o Essere agisce bene dentro di me nonostante oggi la mia testa funzioni a metà (che già è molto).

giovedì 1 novembre 2012

Dis-umanizzarsi

Non lo capisco, dunque non ha senso: un modo di pensare, o sarebbe meglio dire di non pensare, molto diffuso, comprensibile ma poco condivisibile, perché se è vero che l'uomo si approccia all'esterno usando per lo più se stesso come misura, riducendo l'altro a sé, tuttavia una sana ginnastica intellettuale dovrebbe aiutare a ritornare sui propri passi ogni volta che si mette in atto questo processo di livellamento.
Ci cado spesso anch'io, perché di tanto in tanto mi riscopro terenziana e sentenzio di fronte a me stessa il fatidico "Homo sum, humani hihil a me alienum puto!"... 
Temo che dovrò impegnarmi a dis-umanizzarmi e capire finalmente che ogni uomo è un universo nel quale non si potrà mai entrare del tutto. 
A volte ci si deve accontentare del "non capisco", senza dedurne il "non ha senso".

martedì 30 ottobre 2012

Oggi avrei bisogno di...

Oggi avrei bisogno di non avere freddo, tanto per cominciare, avrei bisogno di riposare veramente, di far ordine dentro e fuori. Avrei bisogno di mettere su carta un numero indefinito di pensieri, in un disegno e in una serie di righe, tanto è uguale o, in alternativa, avrei bisogno di parlare e di ascoltare. Avrei anche bisogno di portare a termine qualcosa di buono prima che venga notte.
Oggi avrei bisogno di tante altre cose ma ho un po' di confusione in testa e le dimentico immediatamente dopo averci pensato.
Oggi avevo bisogno di una "preghiera atea" (almeno così è per me)...



domenica 28 ottobre 2012

Due giorni: il massimo che io riesca a resistere attualmente in "patria", consapevole del fatto che in terra universitaria ho la mia tranquilla tana che mi aspetta.
I due giorni sono passati e già inizio a dare i primi segni di tilt da insofferenza...
Dovrò studiare un piano per non lasciarmi uccidere dal Tempo!

lunedì 22 ottobre 2012

I guai alimentari degli studenti fuori sede

Ultimamente sono in vena di parlare di cibo...
E dunque, è universalmente noto che, per la maggior parte degli studenti fuori sede, il cibo sia una nota dolente, soprattutto se tali studenti vivono da soli; è statisticamente provato, infatti, che ci si ritrova a mangiare ciò che si deve e non ciò che si vuole.
Consideriamo lo scenario seguente: la studentessa fuori sede di turno si ritrova in frigo 200 grammi di salame sigillati in un'unica busta, ciò vuol dire che, una volta aperto, sarà una gara contro il tempo affinché il suddetto salame non vada a male. Soluzione? La studentessa dovrà mangiare panini col salame tutti i santi giorni per una settimana almeno!
Col succo di frutta il discorso è lo stesso: bisogna berne un litro (o, dio ce ne scampi, due!) nel giro di pochi giorni, altrimenti va a male! Bisogna berlo al posto dell'acqua praticamente...

E il pane? Pensavate che col Pan Bauletto della Mulino bianco i guai fossero risolti? Ebbene nient'affatto! Anche il Pan Bauletto ammuffisce, quindi sotto coi panini tutte le sante sere fino alla fine dei giorni!

Questa sera, la suddetta studentessa fuori sede, fa festa perché ha finalmente esaurito il salame!

domenica 21 ottobre 2012

Un altro pericoloso fine settimana

Avevo dimenticato quanto potesse risultare lungo un fine settimana da sola... Soprattutto se ci si alza fin troppo presto e si ha tutta una mattinata davanti da dover riempire con una qualche attività! 
Il sabato è andato e neppure tanto male; voglio dire, sono riuscita a scrivere e leggere qualcosa e quando faccio queste due cose posso dire che la giornata non sia andata male. 
La domenica "sgocciola" e non servono neppure i film da due ore e mezzo a mettere in moto le ore. 
La cosa più irritante della corrente giornata, però, è l'attesa; sapevo che doveva succedere una cosa ben precisa, che mi ha scombussolato tutta la giornata, e quella cosa non succede... E intanto non sono riuscita a fare un bel nulla perché avevo l'ansia! All'ansia ora è subentrato il mal di testa e la voglia di dormire... 
In alternativa c'è la voglia di mangiare, che non è un'alternativa ma un tormento perenne in questi ultimi giorni. 
Siamo ritornati alle bombe alimentari!

giovedì 18 ottobre 2012

Teoria e pratica

Dove corro? Domanda fatta migliaia di volte! Semplicemente ingrano la quarta e mi lancio, senza pensarci troppo su, verso la mia non-meta! Perché a pensarci troppo svanisce anche la terra sotto i piedi e quindi bisogna agire come se quella terra ci fosse pur sapendo bene che in realtà non abbiamo un bel niente sotto i nostri passi, che camminiamo sul nulla, e il nulla si può attraversare solo senza fermarsi a guardarlo. Bisogna diventare degli esseri doppi: non c'è da stupirsi che, con buona pace del buon Marx, teoria e pratica siano state concepite come separate. Se la pratica seguisse la teoria fino alle sue estreme conseguenze, semplicemente non ci sarebbe più pratica! 
Tutta la nostra filosofia per imparare a convivere, giorno dopo giorno, col nulla.

lunedì 8 ottobre 2012

Imperativi

"Agisci in modo da trattare l'umanità, nella tua persona e in quella degli altri, sempre nello stesso tempo come un fine e mai unicamente come un mezzo": è la ben nota seconda formulazione dell'imperativo categorico kantiano. 
Periodicamente, questa espressione, nelle sue varianti, mi ritorna in mente e sono costretta a fare i conti con il mondo che mi sono costruita intorno. Sono quasi ossessionata dal fatto che le mie azioni e quelle di coloro che entrano in contatto con me debbano essere rispondenti alla formulazione kantiana.
In principio erano solo le mie azione ad essere passate al microscopio, con tanto di analisi dei retroscena psicologici, ma col tempo ho iniziato a domandarmi anche per quante delle persone alle quali voglio bene io sia realmente un fine e non un mezzo per altro... E c'è da dire che questo altro non necessariamente è qualcosa di cattivo o ignobile, il punto è che, per quanto possa essere nobile un fine, l'umanità dovrebbe venire sempre prima. 
Poi inizi anche a domandarti cosa si intenda per umanità; sembrerebbe un concetto tutto d'un pezzo, uno di quelli che si devono afferrare al volo, senza bisogno di ulteriori spiegazioni, invece temo che quando si dice umanità ciascuno pensi ad una cosa diversa.
Essere umani a volte è complicato...

mercoledì 3 ottobre 2012

Binari morti

Ci sono binari morti in ogni esistenza e di tanto in tanto si ha la tentazione di andar di nuovo a dare un'occhiata, in silenzio, col timore o forse, chissà, la speranza, che da quelle parti sia cambiato qualcosa: ritornare sui propri passi costa una fatica immensa e, propriamente, non è che poi si ritorni mai. 
Solo apparentemente i passi che si fanno all'indietro sono gli stessi che abbiamo fatto in avanti: abbiamo addosso la stanchezza dell'andata.
Dunque stiamo lì, ad osservare da lontano il nostro binario morto, quello che non porta da nessuna parte, ed è a quel punto che iniziamo a pensare che forse avremmo potuto costruire noi  la prossima stazione: non c'è pensiero più atroce di quello che inizia con "avrei potuto..."! 
Guardare il terreno impervio sul quale sarebbero dovute passare le rotaie aiuta, ci fa capire che probabilmente non avremmo mai potuto costruire un bel niente in quel luogo. 
Costruire, poi, per arrivare in quale città?
Ci rimettiamo in cammino...

lunedì 1 ottobre 2012

Appartenenza

Sono tornata a casa, mi verrebbe da dire riferendomi al mio alloggio universitario. 
Poi pensi e ti chiedi: ma, in fin dei conti, qual è casa mia, quella dove sono "nata" o quella che mi sono "scelta"?
La risposta non è semplice come sembra e si potrebbe estendere all'intero concetto di appartenenza...

mercoledì 26 settembre 2012

Il filosofo e il labirinto

Questa sera pensavo al "mestiere del filosofo" (dopo aver letto questo) e a quella sua utilità che quasi tutti tendono a negare e mi è venuta subito in mente un'immagine, quella del labirinto visto dall'alto. 
Mi spiego meglio: da ogni dove si decantano a gran voce la faticosità della vita, l'incomprensibilità della realtà che ci circonda, l'incertezza del futuro e tutti quei fattori che contribuiscono ad aumentare il livello di stress dei poveri esseri umani che popolano questo mondo di oggi che, per l'appunto, ha tutto l'aspetto del labirito. 
Ora, sappiamo bene che, a meno di non vagare a caso e trovare con un grosso quanto improbabile colpo di fortuna l'uscita, da un labirinto si può uscire in un paio di modi. 
Primo modo: avere l'Arianna di turno che ci tenga il filo e ci guidi verso l'uscita. 
Consiglierei, però, di pensar bene a quel che si fa prima di "lasciarsi guidare", dal momento che, coi tempi che corrono, è difficile capire se l'Arianna che tiene il filo ci porterà davvero fuori o tra le fauci del Minotauro; inoltre, seguire il filo tenuto da qualcun altro vuol dire sempre cedere buona parte della propria libertà.
Seconda soluzione: avere ben stampata in testa una mappa del labirinto visto dall'alto. 
La seconda soluzione non prevede altra guida che noi stessi e la nostra conoscenza del labirinto, fuor di metafora della realtà nella quale ci troviamo immersi. Chi non ha visto il labirinto dall'alto, chi è occupato con questo o quel pezzo di realtà, chi non riesce a sollevare il proprio sguardo al di sopra del muro che si trova davanti o dei sassi nei quali inciampa, difficilmente riuscirà a trovare l'uscita. 
Cos'è un filosofo dunque? Uno che prova ad abbozzare la mappa del labirinto per poter uscire. La storia della filosofia è la storia dei tentativi di uscire dal labirinto, non fosse altro che per questo la si deve studiare, non fosse altro che per questo esiste un corso di laurea in Filosofia! 
Se si vuol fare almeno il tentativo di orientarsi nella realtà, e in una realtà come quella attuale più che in quella del passato, non ci si può permettere il lusso di buttare nella spazzatura neppure lo schizzo più parziale dell'intricata struttura che ci ospita, prenda esso il nome di Critica della ragion pratica, Essere e tempo, Simposio o Fenomenologia dello spirito.
Miei cari signori, se il mondo va a rotoli, la cosa avviene perché chi ha un po' più potere di qualche altro, molto probabilmente, non sa neppure di trovarsi in un labirinto, semplicemente va avanti seguendo l'odore allettante del cibo, senza sapere che il banchetto finale sarà lui stesso e l'umanità che si porta dietro.

Tilt burocratici


Qual è la cosa che odio di più? Vediamo, sono indecisa su cosa piazzare in cima alla lista, tuttavia ad occupare sicuramente uno dei primissimi posti c'è una cosa chiamata BUROCRAZIA! 
Pensiamo ad una grossa macchina i cui pezzi sono tanti tasselli anonimi: la burocrazia è più o meno qualcosa di simile, col difetto, però, che ciascun pezzo, troppo spesso, se ne infischia del lavoro dell'altro, fa il suo e tace e, quanto più è inumano e spersonalizzato, tanto meglio è. 
Vuoi mandare in tilt un intero sistema burocratico? Devi assumerti l'onere di essere l'eccezione alle regole che hanno preconfezionato per te e pregare di essere riconosciuto come caso particolare e non come sottosezione di una sezione dell'articolo tot... 
A cosa mirano tutti questi rischi e queste rotture di scatole? Ovvio, ad un corretto assorbimento del tuo caso nelle regole del sistema!
Per la cronaca: ho appena sperimentato che essere la causa del tilt è alquanto stressante!

domenica 23 settembre 2012

Deserti

Vedere deserto un luogo che generalmente è pieno di gente determina una strana sensazione, una specie di esaltazione in realtà; una voce dentro ti dice che in quel momento quel luogo è tuo. 
Non credo sia un caso che gli eremiti abbiano scelto i deserti o i monti più inaccessibili: nel luogo dovevano vedere riflessi se stessi, dovevano trovare se stessi. 
Non credo sia un caso il fatto che io preferisca il mare in inverno, quando a nessuno verrebbe voglia di avvicinarsi alla spiaggia.
Non credo sia un caso il fatto che io preferisca avvicinarmi agli animi più singolari, quelli che per lo più spaventano gli altri: anche quelli sono dei deserti sconfinati che ti costringono a guardarti dentro.


venerdì 21 settembre 2012

Tutte le possibilità in una direzione

Ogni realtà, lo sappiamo, è inferiore all'ideale; ogni cosa che esiste ha dei limiti, mentre il pensiero è privo di limiti [F. Schiller - Sulla poesia ingenua e sentimentale].
Poi si chiedono perché uno tende pericolosamente verso l'ideale e arriva a disprezzare il reale. Posso amare la vita, posso amare il mondo, posso amare la realtà e tutti quelli che ci si trovano immersi fino al collo ma ci saranno sempre troppi limiti per i miei gusti.
La differenza che c'è tra la realtà e il pensiero è quella che esiste tra un muro e una strada: il primo blocca, impedisce di spaziare con lo sguardo e di muoversi col corpo, la seconda rappresenta un'apertura, tutte le possibilità concentrate in una direzione.
Ma non si fraintenda: la realtà la si può amare lo stesso.


lunedì 17 settembre 2012

Note

Prime note per i prossimi dieci mesi...
1) Il caffè conviene prenderlo al distributore come l'anno scorso... ché a farlo in camera ci metti il doppio del tempo e metà dell'acqua evapora sulle piastre!
2) Chiedere che fine abbia fatto il cavetto per la connessione ad internet visto che con la rete wirless si rischia di invecchiare prima che compaia la pagina per l'autentificazione.
3) Disdire le pulizie (in verità questa nota dovrebbe essere dell'anno scorso) perché anche se stai in mutande, se non rispondi quando la signora delle pulizie suona alla tua porta, quella entra senza farsi troppi problemi...

sabato 15 settembre 2012

Follia

Sarà l'influenza del libro che sto leggendo attualmente, la Storia della follia nell'età classica, ma ultimamente mi è tornato in mente un vecchio chiodo fisso che, di tanto in tanto, si fa sentire in maniera più energica del solito. Si parlava di Descartes e di tutta la faccenda dell'evidenza e della certezza del mondo data dal cogito: di fronte alla follia tutto questo discorso inizia a vacillare e non c'è Dio garante che tenga! 
Lasciando da parte Dio, resta tutta l'incertezza, surreale ma pur sempre possibile, riguardo alla realtà della quale facciamo parte. Non c'è bisogno di immaginare scenari da film di fantascienza, basta riflettere su quanto può avvenire ogni giorno con una qualsiasi esperienza per rendersi conto di quanto possa essere potenzialmente ingannatrice l'immagine del mondo che ci creiamo. Diciamo pure che vivere è un po' come trovarsi di fronte ad un testo da interpretare, un testo senza autore, quindi senza una volontà che abbia stabilito in anticipo i significati... Interpretiamo di continuo quello che leggiamo sui giornali, i gesti e i comportamenti delle persone che ci stanno intorno, gli avvenimenti dai quali ci sentiamo investiti, le emozioni che sentiamo sorgere dal nulla dentro di noi: è tutto un lavoro di continua interpretazione.
Interpretazione appunto... La domanda sorge spontanea: cosa distingue un'interpretazione giusta da una sbagliata? In altri termini, cosa ci permette di distinguere una visione del mondo dettata dalla follia da una visione del mondo propria di una persona detta sana? La cosa interessante e allo stesso tempo inquietante è che "dall'interno" nessuno può proclamarsi sano o malato: per quanto possa sembrare assurdo, nessuno potrà mai dire di se stesso "sono sano di mente" senza una conferma esterna. La follia, come la normalità, è un fatto relazionale: senza un termine di paragone, nessuno è in sé folle o sano di mente. 
Se esistesse un unico uomo sulla Terra e quest'uomo fosse convinto di essere perseguitato giorno e notte da orribili fantasmi, sarebbe pazzo? O meglio, chi sarebbe in grado di definirlo pazzo?

giovedì 13 settembre 2012

Cominciamo senza inizio

So che non dovrei dirlo ma sono felice di sapere che per i prossimi dieci mesi non starò a casa! 
Anche quest'anno si va a stare all'università e questa volta, vista la disposizione, sarà la prima cosa che vedrò la mattina dalla finestra quando mi sveglierò... "Bella prospettiva!" potrebbe pensare qualcuno, considerando che, invece, quello che vedo dalla mia stanza a casa è la distesa azzurra del mare. Eppure persino il mare mi è venuto a noia! 
E la pioggia dove la mettiamo? Oggi ce n'era tanta da irrigare il Sahara! Sopravviverò, come sono sopravvissuta per quattro anni...
Non dimentichiamoci poi dell'angoscia... che quest'anno non c'era! Gli inizi sono sempre stati traumatici per me e, per fortuna, quest'anno non c'era inizio.

martedì 11 settembre 2012

Interruzioni momentanee

Sono proprio una blogger sciagurata! 
Da più di una settimana non ho aggiunto una singola parola... Vorrei dire che sto per rimediare, che scriverò qualcosa di interessante ma la verità è che non ho nulla di interessante da dire perché quando sei troppo presa da quello che succede fuori di te hai poco tempo per prestare attenzione a quello che succede nella tua testa... Quella che chiamano noia è la conditio sine qua non di ogni esistenza riflessiva ed io sono portata a scrivere quando rifletto. Conclusione: se mi immergo troppo nella vita mondana non rifletto e non scrivo. 
Sono disposta a sacrificare la mia noia per tutte le cose interessanti di questo mondo? Neanche per sogno! A breve ritroverò la precarietà del mio equilibrio interiore e, portate a termine un po' di faccende burocratiche, tornerò alle mie riflessioni...

lunedì 3 settembre 2012

??????? - FraMmeNTo - ???????

Tirare le somme dell'estate: calcola i libri che hai letto, sottrai i bagni che non hai fatto.
Sudare ti rende troppo umana e il sole che abbronza è cosa comune... Odio quel che è comune!
Odio l'odio che subisco d'estate... Mi odia il caldo nelle notti insonni!
Luglio e agosto sono liquido caldo e rendono detestabile persino il sangue che ti scorre nelle vene...
Mezzogiorno ti martella la testa, ti pulsa negli occhi...
Ho la nausea per la mia stessa allegria: non sono un essere solare!
I mostri del sottosuolo riemergono a settembre: che mondi hanno scavato! Si perderanno nelle loro stesse gallerie un giorno e nessuno avrà il coraggio di scendere laggiù per tirarli fuori... Nessuno conosce la strada!
Vuoi una mappa? Ci accenderesti il fuoco col primo freddo...
Quella del fuoco è l'unica luca che i miei occhi sopportino... 
Morire incenerita dalla luce solare: morire per eccesso di vita... Non sono un essere solare!
Percepire i minimi movimenti della notte: sai che occhi ci vogliono?

sabato 1 settembre 2012

Cambio di clima, cambio d'umore

Sarebbe utile in certi casi essere capaci di tracciare una netta linea di demarcazione tra mente e corpo... Peccato che l'arrivo di settembre e il cambio di clima mi ricordino ogni volta come l'arte della separazione non si possa applicare dovunque e in maniera indistinta. 
Potrebbe sembrare un caso ma, se per tutto il mese di agosto, ogni singolo giorno, sei ridotta ad un'ameba da mezzogiorno elle sette e poi, all'improvviso, con la prima pioggia e l'arrivo del fresco ti ritrovi tutta allegra e pimpante durante le stesse ore, qualche domanda te la fai! Forse la tua mente soffriva davvero per il caldo che torturava il corpo...
Ci si potrebbe chiedere: il clima uggioso non dovrebbe mettere tristezza? E qui i nodi vengono al pettine... Probabilmente è una questione di concordanza, come se il mondo ad un certo punto ti dicesse "Oggi ti vengo incontro! Oggi sono come te!"... E' semplicemente gioia nella tristezza: malinconia, in una parola.
Non è che non ami il sole, gradisci anche quello, tuttavia ritrovare la pioggia a settembre è come presentarsi ad un appuntamento per il quale ci si prepara da mesi; verrebbe voglia uscire di casa, alzare gli occhi al cielo ed abbracciare l'acqua che cade come si farebbbe con un'amante troppo a lungo desiderata.

venerdì 31 agosto 2012

Il benvenuto a settembre

Il primo tuono pensi di averlo solo immaginato... 
Il secondo sei sicura di averlo sognato... 
Col terzo ti convinci che forse quest'anno il cielo ha deciso di dare il benvenuto a settembre a colpi di tempesta!
Da quanto non pioveva?

giovedì 30 agosto 2012

Ideali animali

Discorsi seri di fine agosto: domanda sulla libertà.
Iniziamo dall'evento scatenante: ho liberato la mia "gazzetta" ladra dopo averla tirata su per benino... Divideva persino le merendine con me la mattina! Fin qui tutto bene... Diciamo che tenerla prigioniera più del dovuto, voglio dire più del tempo necessario a farla crescere e a farle imparare l'arte del volo, per la maggior parte delle persone sembrerebbe eticamente scorretto...
Qualche giorno dopo la liberazione, però, mi è venuto un dubbio che a molti sembrerà strano: quanto realmente vale la libertà per un animale come quello? Diamo per scontato che gli animali diano a certi ideali lo stesso valore che noi conferiamo loro, che il bene più grande per un uccello sia quello di volare libero e tanti bei discorsi di questo tipo... Quanto c'è di umano in questo modo di pensare? Tutto probabilmente... Così di tanto in tanto mi sorge l'interrogativo: e se fosse stata meglio in casa con acqua e cibo sempre pronti? Forse è da pazzi farsi domande del genere, domande che per alcuni vanno contro ogni logica; troppo spesso, però, siamo noi esseri umani ad ergerci ad unità di misura universale e a decidere quale debba essere la logica di un animale che non può parlare e mandarci a quel paese se il favore che gli stiamo facendo per lui e tutt'altro che un favore. In quanto uomini umanizziamo tutto e siamo incapaci di guardare all'altro in quanto altro, non riusciamo a non assimilarlo a noi. Vorrei sapere, ad esempio, come realmente un cane vede il tizio che gli lustra le unghie o gli spazzola il pelo dopo avergli fatto lo shampoo... Per il padrone è sicuramente un modo di prendersi cura del suo animale... sul fatto che l'animale apprezzi davvero ho qualche dubbio... Che gliene frega al cane di essere bello dopo tutto?!
Spero vivamete che per quanto riguarda la libertà il discorso sia diverso e che davvero la gazza libera stia meglio di me che l'ho liberata.

venerdì 24 agosto 2012

Una dose di acidità

Ti svegli la mattina verso le sei e trenta, esci di casa ancora mezza addormentata e ti immetti nell'accaldata vita estiva con tutta la riserva di buon umore e pazienza che hai a disposizione, perché sai che, se il tuo fine per quel giorno è quello di farti rilasciare la tale scartoffia dal tale ente, ti serviranno entrambi in quantità industriale.
Ti serve una cartoleria aperta per fare delle fotocopie: quante sono le possibilità di trovarne una aperta prima che il sole sia alto nel cielo? Ve lo dico io, nessuna, soprattutto se ti serve urgentemente.
Abbandoni l'idea delle fotocopie e decidi di tentare con gli originali perché in fondo, per raggiungere il tuo fine, forse andranno bene anche quelli. Vai allo sportello e il tizio che ci sta dietro, uno con l'antipatia stampata in faccia, quasi ti accusa di essere una specie di scroccona per un paio di fotocopie (e lì ti viene la voglia di sbattergliene in faccia una risma intera di fogli!). Ci passi su, fai finta di non capire e inizi a formulare per bene la tua richiesta. Il tizio dello sportello, che a questo punto della storia dimostra un'acidità raramente riscontrabile in giro, ti si rivolge come se fossi scema e ti fa credere che l'operazione che sta per compiere per te richiederà chissà quante tappe e che il modulo che ti ha dato da compilare sarà il primo di altri cinquemilanovecentosettantadue moduli simili di difficoltà crescente. 
Alla fine scopri che per svolgere tutta l'operazione non sono necessari più di cinque minuti perché Mr Acidità ti piazza in mano le carte che ti servono e ti prende quasi per il culo quando gli chiedi se c'è bisogno di fare altro. 
Certa gente dovrebbe provare le brezza della disoccupazione visto che si dimostra così poco contenta del lavoro che svolge.

lunedì 20 agosto 2012

Agosto è un mese tragico

Agosto sembra toglierti la salute. La sensazione del sudore che ti si raffredda addosso è un disgustoso misto di piacere e fastidio. Fa male uscire tanto quanto fa male restare in casa: si muore dilaniati tra opposti inconciliabili. Agosto si può dire propriamente un mese tragico!
E gli occhi, di notte e di giorno, ti fanno male: isolare la causa del dolore è pura utopia. 
Così tenti varie vie, affinché il tuo corpo riprenda un po' di vigore ma, dalle undici del mattino alle sette della sera, le speranze di respirare come un essere umano sono ben poche. 
Persino la luce sembra velenosa e non trovi pace fino a quando non la vedi sparire all'orizzonte.
Ieri ho visto il sole, come una palla di metallo fuso, sparire nell'acqua: dovrebbe morire più spesso!

giovedì 16 agosto 2012

Vita aerea e vita terrestre

Ferragosto è passato in maniera quasi indolore; è incredibile come il tempo riesca a scivolare e tu non fai in tempo a renderti conto se questo correre via sia una spia che dovrebbe metterti in allarme o meno. 
Generalmente non si sente il tempo che si vive, le ore dilatate sono quelle trascorse senza far nulla, le ore dell'attesa, eppure questo scivolar via ha qualcosa di imperfetto, forse per la mia mania di controllo sulla vita che mi vorrebbe contemplatrice esterna, perché è solo a vedere le cose dall'esterno che le si può controllare, solo dal di fuori si possono vedere tutte le direzioni... Alla fine, però, bisogna tornare dentro ed è così che, paradossalmente, la vita appare come un continuo entrare ed uscire dalla vita stessa; un po' come l'esistenza per gli uccelli rapaci: possono vedere la preda solo volando, devono stare lassù per orientarsi, ma per catturarla quella preda devono necessariamente buttarsi in picchiata verso la terra. 
Per gli esseri umani, forse, è un tantino più complicato però, perché non sempre si è consapevoli del passaggio e poi, tra natura aerea e natura terrestre, molti si confondono e finiscono per morire di fame restando tra le nuvole o per farsi mangiare da qualche altro predatore restando troppo a lungo a terra.

sabato 11 agosto 2012

Oche

Sogni da interpretare: mio zio arriva con la macchina sotto casa mia e ha portato con sé, come regalo, niente di meno che delle gigantesche oche! Alcune, quelle nere, sono di dimensioni accettabili ma alcune di quelle bianche sono davvero dei dinosauri! Scendo per dare un'occhiata e mi si avvicina una delle oche bianche... e l'oca ha il grembiule! Mentre mi avvicino, aspettando evidentemente che l'oca dica qualcosa, mi sveglio... 
Ok, ora ditemi, ho guardato troppi cartoni animati da piccola o mi sto semplicemente rincoglionendo?

martedì 7 agosto 2012

Sonnambulismo

Che dalle mie parti sia difficile trovar pace di notte è cosa risaputa.
Qualche notte fa mia sorella mi svegliò alle due perché sosteneva che ci fosse una lucertola in camera; messa sottosopra la camera, di lucertole non c'era nemmeno l'ombra. E non credo che il mancato rinvenimento del rettile fosse dovuto al fatto che alle due del mattino i miei sensi non fossero poi tanto svegli!
Questa notte, però, le ha superate tutte! Dopo aver faticato non poco a prender sonno rigirandomi in quel forno che era diventato il mio letto, nel pieno della notte ho sentito la solita sorella parlare. Sapendo che è sua abitudine parlare nel sonno, all'inizio non ci ho badato troppo e sono rimasta nella mia posizione. Poi l'ho sentita chiamare mia cugina (che ovviamente non era nella mia stanza a quell'ora!), ho aperto gli occhi e, nonostante il buio, l'ho vista appoggiata col gomito al cuscino e protesa verso di me. Ho pensato a quel punto che si fosse svegliata e volesse chissà cosa da me (l'altra mattina, alle cinque, voleva sapere se sul mio cellulare c'era la calcolatrice ad esempio...).
Ho acceso la torcia... e mi sono ritrovata davanti una specie di zombie: aveva gli occhi aperti, si era alzata ma dormiva! Gli occhi andavano su e giù in un modo che non pensavo si potesse vedere nella realtà! Inutile dire che mi stava prendendo un colpo, anche perché continuava a parlare ma non sentiva che la chiamavo... Alla fine, come se nulla fosse, si è rimessa giù e ha ripreso a dormire in modo normale... 
Per sicurezza, visto che non si sa mai, ho tolto dal comodino ogni oggetto potenzialmente pericoloso.

mercoledì 1 agosto 2012

Tempo libero

L'avrò detto un milione di volte, fino a far venire il disgusto a chi mi sta intorno: IO LE VACANZE LE DETESTO! Odio luglio e odio ancor di più agosto! Superare questi due mesi in particolare, ogni anno, è per me una questione di sopravvivenza. A settembre tiro un sospiro di sollievo come se fossi uscita indenne da una trincea esposta al fuoco nemico. Il nemico ovviamente sono io o, per meglio dire, quella parte di me che non vuole saperne di stare a riposo perché semplicemente non sa riposare, perché non sa che farsene del risposo e del tempo libero!
Dio ci liberi dalla maledizione del tempo libero!

venerdì 27 luglio 2012

Fotografando il mio gatto

Tra i soggetti che più mi piace fotografare (non che io mi atteggi a fotografa, non so neppure usarla una macchina fotografica di quelle vere!) ci sono i gatti... Non ricordo più dove lessi che sono tra gli animali che è più difficile fotografare e, in effetti, penso che sia la verità; si muovono di continuo e neppure quando dormono la posa è assicurata! Le foto che faccio ai miei gatti col cellulare sono per lo più il frutto di casi fortuiti...
Inutile dire che la mia modella preferita è la mia gatta, che in quanto a fedeltà ai cani gli fa un baffo... E agli esseri umani anche! 
Mia madre dice che assomiglia ad una sfinge; credo che voglia dire che sembri uno di quei gatti egiziani che compaiono nei cartoni animati... 
Ci sono belle donne che assomigliano alla mia gatta...


mercoledì 25 luglio 2012

Attività notturne

Continua la saga della studentessa insonne... 
Sarà colpa delle vacanze probabilmente, che non mi fanno stancare abbastanza, sarà il caldo che non mi dà pace ma, arrivata all'una, ancora non ho sonno e, se provo a mettermi a letto, succede che ci metto il triplo del tempo per addormentarmi. Ieri notte proprio non c'era verso... 
Mi sono fatta una camomilla a mezzanotte, all'una e un quarto un panino e, nel frattempo, ho finito di leggere un libro.
Così facendo almeno la mattina alle 8:30 sono in piedi e incredibilmente ben riposata...

sabato 21 luglio 2012

La sacra mania dell'ordine

Oggi è una di quelle giornate in cui sono stata posseduta dalla sacra mania dell'ordine! 
Capita, di tanto in tanto, che mi ritrovi a scorgere un disordine intorno a me che non riesco a sopportare... Così mi rimbocco le maniche e comincio a combattere contro l'entropia che avanza! Ci sono luoghi in una casa dove il disordine si concentra in maniera acuta; in casa mia sono i posti dove mette più spesso le mani mia sorella... e mia sorella le mani le mette un po' dappertutto. Non so quanta roba ho buttato via, non so quanta roba, che cercavo da tempo, ho ritrovato... Si trovano persino soldi tra la roba vecchia di mia sorella!

venerdì 20 luglio 2012

Sedurre all'amore

Sedurre all'amore. - Chi odia se stesso, dobbiamo temerlo, perché saremo le vittime del suo astio e della sua vendetta. Guardiamo dunque di sedurlo all'amore di se stesso [F. Nietzsche - Aurora - 517 ].
Uno dei tanti aforismi di una delle tante opere di Nietzsche, uno dei più brevi anche, tuttavia non per questo uno di quelli che fanno meno riflettere.
Si potrebbe pensare che coloro che possiedano una scarsa fiducia in se stessi, che si stimano poco e, alle volte, arrivano addirittura ad odiarsi, siano da considerarsi, per queste ragioni, totalmente inoffensivi; il senso comune vorrebbe, anzi, che siano queste le persone che hanno più bisogno di comprensione. Probabilemente non ci si rende conto che il primo ad aver bisogno d'aiuto è colui che si imbatte in questa categoria di uomini! 
L'assenza d'amore verso se stessi porta, in primo luogo, ad odiare qualsiasi manifestazione d'amore che gli altri riservino a sé, quasi si trattasse di un'offesa, o piuttosto una mancanza di delicatezza: un po' come mangiare di fronte ad un affamato. 
In secondo luogo si comincia ad odiare anche l'amore che, per una forma di sovrabbondanza, gli altri iniziano a disseminare in giro: questa sovrabbondanza è addirittura una doppia offesa che colpisce direttamente l'orgoglio!
Cosa può accadere se quest'amore lo si riserva proprio a colui che odia se stesso? Probabilmente cercherà in tutti i modi di depotenziarlo, umiliarlo e, alla fine, sopprimerlo, con la giustificazione di non essere un degno oggetto di amore. La vendetta consiste nel far pagare ad un altro la propria incapacità di amare.
Ho solo un dubbio riguardo all'aforisma nietzscheano: non credo sia tanto semplice da mettere in pratica la seduzione all'amore. All'amore ci si deve auto-sedurre.


giovedì 19 luglio 2012

Stare svegli la notte

L'avrò già detto mille volte, ma sostengo sempre più fermamente che la notte si dovrebbe stare svegli! O meglio, che io dovrei stare sveglia la notte! Alcuni hanno una natura "notturna", per così dire, e, per quanto si lotti con questa maledetta natura, che più che altro è una tendenza, alla fine si cede.
Puoi rigirarti nel letto finché vuoi, puoi assumere la posizione più comoda di questo mondo, il cervello non ti si spegne, produce e divora pensieri finché non fagocita anche se stesso... Si spegne per sovraccarico, non per esaurimento! 
Vorrei vivere da sola per poter trascorrere le notti a consumarmi i piedi...

lunedì 16 luglio 2012

Gocce di solitudine


L'altro ieri ho visto un film che mi ha fatto un po' riflettere sulla solitudine... 
La protagonista parlava di una solitudine che si sente goccia dopo goccia, quasi fosse una clessidra che ha la capacità di amplificare il tempo, dilatare i minuti e i secondi. Paradossalmente, una delle aspirazioni maggiori dell'umanità, rallentare il tempo, si realizza in una forma inservibile. Il tempo o la felicità: entrambi sembra impossibile!
Sul fatto che sia davvero così ho qualche dubbio; probabilmente il cortocircuito si verifica nel momento in cui si concepiscono come separati tempo e felicità, cioè nel momento in cui si proietta la felicità in un futuro che è sempre fuori dal tempo vissuto. La chiamo felicità io; il termine, però, mi risulta odioso, perché troppo carico di tradizione moraleggiante. Si sostituisca felicità con qualsiasi altro grande ideale comunemente ritenuto positivo e il senso non cambia.

Ma c'è una cosa strana nel mio discorso: ho sostituito, automaticamente e quasi senza rendermene conto, il concetto di solitudine con quello di infelicità. Non è casuale, anche qui la fa da padrone un altro pregiudizio bello grosso, quello secondo il quale l'uomo, in quanto animale politico, se è solo è, senza dubbio, un essere infelice. Affermare una cosa del genere, in certi casi, è quanto meno un azzardo
Quando la senti, quella solitudine lì, quella che sembra gocciolare lentamente come da un rubinetto chiuso male, certo non fa bene; fissare il Nulla ti brucia gli occhi dopo un po'... Ma vuoi mettere la Gioia per quello che riesci a vedere dopo!

giovedì 12 luglio 2012

Il mito di Barthes

L'ideologia borghese trasforma continuamente i prodotti della storia in tipi essenziali; come la seppia che butta fuori il suo inchiostro per proteggersi, essa non cessa di oscurare la fabbricazione perpetua del mondo, di fissarla in oggetto di possesso infinito, di inventariare il proprio avere, di imbalsamarlo, di iniettare nel reale qualcosa di purificante che arresti la sua trasformazione, la sua fuga verso altre forme di esistenza. E questo avere, così fissato e congelato, diventerà alla fine computabile: la morale borghese sarà essenzialmente un'operazione di pesatura: le essenze saranno messe su bilance di cui l'uomo borghese resterà l'asta immobile. Perché il fine vero dei miti è di immobilizzare il mondo: bisogna che i miti suggeriscano e mimino un'economia universale che ha fissato una volta per tutte la gerarchia dei suoi possedimenti. Così, ogni giorno e dappertutto, l'uomo è fermato dai miti, rimandato da essi a quel prototipo immobile che vive al suo posto, lo soffoca come un immenso parassita interno, e alla sua attività traccia stretti confini entro cui gli è concesso soffrire senza muovere il mondo: la pseudo-physis borghese è integralmente un divieto all'uomo di inventarsi. I miti non sono altro che questa sollecitazione incessante, instancabile, questa esigenza insidiosa e inflessibile secondo cui tutti gli uomini si dovrebbero riconoscere in quella immagine eterna, e tuttavia situata nel tempo, che di essi un giorno è stata costruita come se destinata a valere per sempre. Perché la Natura in cui li si richiude sotto pretesto di eternarli è solo un "uso". E proprio quest'uso, per grande che sia, essi devono prendere in mano per trasformarlo.
Questo era Roland Barthes, in una delle descrizioni del concetto di mito fornita in Miti d'oggi. Lo scritto risale agli anni Cinquanta del Novecento, ma non ci vuole molto ad applicare una descrizione del genere all'uomo di oggi. Nuovi miti, stesso meccanismo, stesso deleterio risultato: la paralisi.
Paralizzare il mondo vuol dire renderlo controllabile mediante una riduzione all'ovvio, perché ciò che è ovvio dà sicurezza e non induce a porsi domande e a pensare più del dovuto. Ciò che è naturale, anche se falsamente naturale, è accettato in maniera a-problematica; viceversa, tutto ciò che si scosta da questa pseudo-naturalità, è rifiutato, nello stesso modo a-problematico ovviamente.
Termino qui le mie brevi considerazioni che, per la chiarezza del passo di Barthes, risultano anche inutili.

mercoledì 11 luglio 2012

Il mostro dello sciopero

In quanto piccola filosofa, ho la mania di organizzare le cose al dettaglio, pertanto, quando interviene un elemento esterno che mi manda all'aria i piani, mi incazzo! E non mi incazzo poco eh!
L'emblema dell'evento incontrollato e incontrollabile, il simbolo della disgrazia in cui può cadere la volontà di potenza del singolo è lo SCIOPERO! Ditemi: esiste qualcosa di più frustrante di uno sciopero, che ti lascia a piedi senza che tu possa far nulla per recuperare, anche solo in minima parte, tutte quelle azioni perdute che avevi in programma di compiere? Ben poche cose!
Oggi ho dovuto sacrificare al mostro dello sciopero dei pullman (e, precisiamo, non ci sono mire politiche in ciò che dico) la mia mattinata universitaria!

venerdì 6 luglio 2012

E quindi fissi il buio

Certe sere il sonno proprio non vuol saperne di arrivare. 
Lo sai già prima di metterti a letto, prima che faccia buio, perché ti sembra di non aver vissuto abbastanza quel giorno.
E quindi fissi il buio quando ti spengono la luce, ricavando immagini di sogno dalla tua mente ancora sveglia, riorganizzando i ricordi per vivere un passato che non c'è mai stato e creando un futuro che probabilmente non vivrai mai. Il sole dovrebbe essere invidioso della notte per l'ispirazione che riesce a dare; sai quante immagini vengono fuori dalle tenebre! Ti danzano nella teste tutte quelle figure e, dopo un po', vorresti mandarle via perché ti lascino dormire; ma passano le ore e quelle stanno ancora là, magari hanno cambiato forma, ma stanno ancora là. Allora non puoi far altro che giocarci, combinarle, prendere un pezzo di una e montarlo su un'altra, innestare una fantasia su un ricordo o una speranza su un programma: ti colmano il cuore di gioia certi ibridi! Daresti via tutte le notti che ti restano per renderli reali!
Ed è qui, nel momento in cui massimamente desidereresti di restar sveglia, che ti coglie quel sonno che tanto ostinatamente si era rifiutato di arrivare.

giovedì 5 luglio 2012

Parlare coi morti e gli animali

Questa estate la trascorrerò in compagnia di Peter e Ghitty... Laddove il primo è un signore morto su per giù quarant'anni fa e la seconda è la gazza ladra che ormai tratto come non tratterei neanche una figlia.
Sono in continuo dialogo con un morto e con un animale. Nulla di preoccupante eh! Il Peter di cui parlo è Peter Szondi, argomento della mia prossima tesi, per cui un dialogo diretto coi suoi testi è decisamente necessario; per quanto riguarda la gazza ci parlo continuamente al fine di insegnarle qualche parolina (l'altra gazza, decisamente più grande, pronuncia solo il nome di mia madre). 
In un modo o nell'altro mi occupano le giornate: avete idea di quante volte al giorno mangi una gazza?!  


lunedì 2 luglio 2012

Il Piccolo Principe e i ricordi


Questa canzone mi ha fatto ricordare una cosa che, in realtà, non ho mai dimenticato: quanto adori la figura del Piccolo Principe...
Penso che il ricordo di un libro o di un film sia spesso strettamente connesso al ricordo della persona che per prima ce ne ha parlato o, almeno a me, capita quasi sempre di fare associazioni di questo tipo.
Dunque il Piccolo Principe per me non è solo il Piccolo Principe ma è the Little Prince della mia maestra di inglese delle elementari, una donna che già da allora non riuscivo a non ammirare.
Dopo anni il Piccolo Principe è per me ancora una parte di quella donna...

venerdì 29 giugno 2012

Salvarsi

Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema di salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c'entra la pazzia.
Ѐ genio, quello. Ѐ geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito.
Allora li ho incantati.
E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto [Alessandro Baricco - Novecento].
 Il punto essenziale è sempre questo, signori miei: come salvarsi!
Se partiamo dal presupposto che danni e dolore, in misura diversa, sono inevitabili, il problema diventa non quello di evitarli ma di come salvarsi, di come uscirne feriti ma non morti... Ognuno sa quanto la propria pelle possa reggere, ciascuno sa da sé qual è il punto di non ritorno e dunque, certe tecniche di sopravvivenza, sono esperimenti unici, irripetibili e non applicabili al altri individui... E sembrano assurde a volte, totalmente senza logica, esposte ad un biasimo corale... Ma nessuno è in grado di dire se quel sistema sarà in grado di salvarci; può non salvare gli altri ma salvare noi!
E arriviamo ai desideri. Oggi si crede che seguire i propri desideri sia l'unica via d'uscita dalla pozza fangosa costituita dai valori del nostro tempo. Non seguirli è cosa altamente condannabile: il prezzo da pagare sono le accuse più disparate, da quella di ipocrisia a quella di codardia. Se sia davvero così non sarò io a dirlo. Un'unica considerazione: siamo fatti di desideri, la maggior parte dei quali incompatibili tra loro...