mercoledì 22 maggio 2013

L'asfalto bagnato è il tuo specchio

L'effetto delle tempeste di fine maggio: il sublime di una pioggia quasi orizzontale.
Guardi con sospetto, di sotto in su, fuori dalla finestra e non capisci che sensazione ti dia... Potresti essere sotto quella pioggia in fondo e forse vorresti... Invece devi chinarti e leggere presunte direttive divine: non cadono giù dal cielo come la pioggia le direttive divine, fanno il movimento contrario!

L'asfalto bagnato è il tuo specchio, riflette tutto ciò che sei, come condizione e non come immagine...

lunedì 13 maggio 2013

La beatitudine degli oggetti

Noi percepiamo innnanzitutto l'anomalia del fatto bruto di esistere e soltanto in seguito quella della nostra situazione specifica: lo stupore di essere precede lo stupore di essere uomo. Eppure il carattere insolito del nostro stato dovrebbe costituire il dato primordiale delle nostre perplessità: è meno naturale essere uomo che essere e basta. Questo noi lo sentiamo d'istinto; e da questo deriva la voluttà che proviamo tutte le volte che ci distogliamo da noi stessi per identificarci con il sonno beato degli oggetti [E. Cioran, La caduta nel tempo].
Di tutta la citazione, irrimediabilmente, mi resta impigliata nella mente l'ultima espressione: "il sonno beato degli oggetti". Che cosa rappresenti questo stato lo si può esprimere solo con la parola beatitudine, alla quale tuttavia segue, quasi fosse un occulto sinonimo, la parola morte. Essere un oggetto vuol dire sostanzialmente morire alla propria umanità mediante l'annullamento di ogni pulsione vitale. Ogni pulsione è una tensione verso ciò che manca, l'espressione dolorosa di un'assenza: è propria dell'oggetto l'assenza della mancanza stessa dunque della possibilità del dolore. In quanto oggetto l'uomo sarebbe beato: si tratta probabilmente del paradosso dell'umanità che, fin quando resta tale, non può ottenere ciò che più desidera, il non desiderare più.

giovedì 2 maggio 2013

Il chissà dove

Siamo solo a maggio e già inizio a percepire gli inconfondibili sintomi del "mal di sole": non riesco a ripescare i miei pensieri, che sembrano totalmente assorbiti dal chiarore diffuso oltre la finestra. E già sto con un occhio ai libri e l'altro chissà dove, ed è il chissà dove che conta, che mi condiziona l'umore e le giornate. A seconda dei viaggi clandestini che la mente compie la giornata prende la sua piega.
La primavera è così, apre le porte della dissoluzione, quasi non ci sia più un netto confine tra il tuo corpo e l'ambiente in cui è immerso: senti che c'è ma è un corpo esteso e dissolto, non più propriamente tuo. Si prepara a diventare il tuo nemico estivo.