giovedì 10 aprile 2014

Piccola apologia delle discipline umanistiche


Bazzicando in rete, quando non si ha qualcosa di preciso da fare, ci si può imbattere in discorsi e battibecchi quanto meno irritanti, soprattutto quando tirano in ballo quello a cui stai praticamente dedicando la tua vita.              
E dunque, la questione è la seguente: l’imbecille di turno (mi si conceda di chiamarlo tale perché di altro non si tratta!), che è solo il rappresentante ideale di tanti suoi simili, deride/disprezza chi decide di intraprendere un percorso di studi umanistici (nel caso particolare si trattava proprio della mia filosofia) perché non dà lavoro subito, ma, soprattutto, non darà mai soldi a palate! Dopo tutto si sa, continuava il grande uomo di mondo nel suo pseudo-ragionamento, se un percorso di studi non porta a riempirsi le tasche è inutile, non ha alcuna ragion d’essere e coloro che lo scelgono sono un branco di cretini, futuri pezzenti, da commiserare nella migliore delle ipotesi!      
Qualcuno ha messo un po’ in moto il cervello ed ha osato rispondere a cotanta saggezza che, dopo tutto, dei soldi ce ne facciamo ben poco se poi siamo costretti a fare per tutta la vita un lavoro che non ci piace e, aggiungo io, se siamo costretti a passare svariati anni sui libri di una disciplina della quale non abbiamo nessuna considerazione se non in relazione ai soldi che ci potrebbe far guadagnare in futuro.        La risposta, ovviamente, è stato un ritornare sui soldi ignorando l’argomento lavoro…                 
Ora mi chiedo, sinceramente, se una persona con un briciolo di cervello possa davvero pensare di svolgere una professione badando solo all'aspetto economico, come se in fondo si potessero ignorare tutte le ore che uno trascorre a lavorare e pensare solo al momento in cui ci ritroviamo il compenso tra le mani. Il lavoro che si sceglie di fare, che si voglia o no, ci caratterizza e a lungo andare diventa parte della nostra identità.            
Questo non è certo un modo per dire che il denaro non serva a nulla, di quello c’è sempre bisogno, ma, mi si scusi la banalità, è possibile davvero vivere in funzione del denaro, scegliere un lavoro solo in base al denaro, scegliere chi essere esclusivamente in base al denaro?          
Il lavoro è un mezzo di sopravvivenza che è, allo stesso tempo, fine dell’esistenza di un essere umano; il denaro è un mezzo e basta e, dopo decenni e decenni di teorizzazione in proposito, non posso fare a meno di constatare che un po’ di filosofia a certa gente servirebbe con estrema urgenza, perché possa capire quanto meno su che strada sta muovendo i propri passi. 
Passiamo al punto dolente, il fatto che parlo anche per esperienza personale: laurea in filosofia e niente lavoro.           
“Lo vedi!” mi direbbe compiaciuto (e di fatto lo dice) qualcuno dei “saggi signori” nominati all'inizio.     
Ma la mia risposta, e spero quella di molti nelle mie stesse condizioni, non può che essere questa: nessuno di quelli che intraprendono un percorso di studi umanistici è tanto ingenuo da credere di trovare un lavoro il giorno dopo la laurea o di far soldi a palate una volta trovata un’occupazione; ma qualcuno dei grandi praticoni che si aggirano nel mondo, virtuale e (purtroppo) non, ha forse mai pensato che, probabilmente, non era quello, i soldi a palate, il fine di chi ha fatto una scelta del genere?       
Forse faremo la fame, forse lavoreremo solo dopo i 40 anni, ma quanto meno eviteremo la frustrazione perenne derivante dal non essere nel posto in cui volevamo essere e, a confronto di questa, la frustrazione del non trovare lavoro sembrerebbe quasi cosa da poco.         
Grandi ingegni pratici, interrogatevi! Sempre che non abbiate paura di mischiarvi con i filosofi...

4 commenti:

  1. Si sminuisce sempre: quello che si teme e quello che si invidia...

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    1. In questo caso mi verrebbe da dire che semplicemente si sminuisce quello che non si comprende; molti oggi non è che non capiscano le materie umanistiche, non capiscono proprio la mentalità che le genera, che è come dire che non capiscono l'essere umano.

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  2. è inutile ricercare un significanto nel pensiero omologato e omologante e richiedere una presa di coscienza da parte loro, vorrebbe dire, in qualche modo, constringerli a pensare :) ( scusa magari ho ripetuto più volte il mess, non sono sicuro di averlo inviato)

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    1. E pensare è molto, troppo faticoso!
      (Tranquillo comunque, non hai ripetuto il messaggio)
      ;)

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