martedì 13 novembre 2012

Disordine e fissazione

Ci sono momenti in cui senti il bisogno impellente di scrivere, di mettere nero su bianco qualcosa che ti si agita dentro ma, quando ti trovi di fronte allo spazio vuoto da riempire, ti rendi conto che questo qualcosa è talmente vago da non riuscire a prendere forma. Devi dare tempo a tutti quei pezzi in cui sono frammentati pensieri e sensazioni, spesso confusi insieme in un unico caos indistinto, di riunirsi e formare un unicum verbalmente esprimibile. Fissare forse è il verbo che rende meglio questo processo e, allo stesso tempo, ne denota i rischi: ciò che si fissa va incontro alla stasi e alla morte.
Caos e fissazione sono i miei demoni più fedeli, continuano a contendersi la mia anima ed io non sono capace di fare un passo verso l'uno senza doverne necessariamente fare uno anche verso l'altro: è la condanna delle menti doppie! Ho una riserva di disordine invisibile perennemente in agguato che mi impedisce di cristallizzare un pensiero, di giungere a conclusioni definitive, di mettere punti in generale. 
Quando le difese di tutta la mia logica vengono meno non esistono più contraddizioni, la parte diventa il tutto e si aprono infiniti in un singolo pensiero; possibile e impossibile diventano due significanti senza significato.
L'assenza di limiti che ti ritrovi a fronteggiare la puoi vivere, la puoi subire, ma prova a darle un posto nel mondo e ti ritroverai additato come folle nella migliore delle ipotesi; è la struttura del sogno che invade il reale e il lavoro da fare per impedire che certi argini vadano in frantumi è snervante, e devi dare la mano a tutta la tua logica per continuare a sottoporti ad un simile sforzo. 
E dunque via con un piede sulla terra e uno nell'abisso, continuando a dare ordine alle macerie presentandole come solidi edifici! La voragine che si apre ogni volta che ti contraddici devi far presto a richiuderla prima che ne escano mostri di ogni tipo: saranno gli stessi mostri che non riesci a mettere nero su bianco, capaci di fondersi e confondersi col resto del tuo non-mondo. 

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