venerdì 1 febbraio 2013

Fare i conti col negativo

Il fatto che un esame sia stato fatto e superato non vuol dire che non mi abbia lasciato, oltre che un mare di dubbi, delle piccole verità che, a ben guardare, possono rivelarsi delle chiavi di lettura per l'intera esistenza.
Lancio un'occhiata agli appunti e il mio mitico professore di Filosofia e teoria del linguaggio e della comunicazione dice: 
Ogni esistente è tanto più alto quanto più ha in sé la negatività. Un popolo civile non è un popolo buono, è un popolo che ha completamente assorbito in sé la barbarie. Maggiore è la forza dello spirito, maggiore è la sua negatività interna.
La cosa mi ha fatto pensare subito a tutti quelli che si prodigano per espellere da sé la negatività, combattere il male, eliminare ogni forma di corruzione; si precisa che la sottoscritta non è immune da tentazioni di questo tipo, e le chiamo tentazioni a questo punto perché è quasi illuminante pensare a come in realtà la via della "salvezza" sia esattamente quella opposta. La pura e semplice verità è che la negatività (o in qualunque altro modo la si voglia chiamare) non è mai eliminabile; se l'uomo riuscisse ad epurarsi dal "male" (metto il termine tra virgolette perché fa sempre un po' ridere parlare di bene e male visti i contesti ai quali vanno ricondotti i termini) che lo abita non sarebbe più uomo, perché per essere precisi l'uomo non è abitato dal "male", l'uomo è piuttosto anche quel "male". 
Da qualche parte ho letto che la coscienza sarebbe poca cosa se non avesse quel gigantesco avversario che è l'inconscio, che desidera tutto e a qualsiasi prezzo, un avversario che, a ben vedere, la compenetra e si manifesta in essa. L'uomo è inconscio o coscienza? Probabilmente nessuno dei due, perché entrambi: l'uomo può dirsi tale solo nella misura in cui la sua coscienza riassorbe in sé quanto l'inconscio le ha presentato di più devastante. Quanto più è inaccettabile quello che ci troviamo di fronte, tanta più forza è necessaria per far sì che diventi parte integrante di noi: siamo tanto più elevati quanto più riusciamo ad essere pienamente quello che non vorremmo essere ma siamo.  

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