lunedì 17 febbraio 2014

Piccola riflessione su La Grande Bellezza

Oltre un anno fa mi sono imbattuta in This must be the place di Paolo Sorrentino; dico “imbattuta” perché in fondo penso che si incontrino i film e i libri, così come si incontrerebbe una persona nella vita di tutti i giorni e, esattamente come nella vita di tutti i giorni, ci si trova di fronte a personaggi più o meno simpatici, più o meno interessanti, più o meno profondi.      
This must be the place è stato una conoscenza interessante e alla quale attribuirei un certo spessore, quindi, mossa da questa constatazione più che dal gran vociare degli ultimi tempi, ieri ho dedicato un po’ di spazio della mia giornata a La grande bellezza: a posteriori posso dire che avrebbe meritato anche molto più di “un po’ di spazio”.   
Senza soffermarmi troppo sulla trama che sarà ormai di dominio pubblico e che, di fatto, in film di questo tipo, nei quali l’azione è ridottissima, è pressoché irrilevante, arrivo direttamente al dunque, rispondendo alla semplice domanda: perché mi è piaciuto? La risposta: perché sbatte in faccia agli italiani e al mondo intero qualcosa che tutti vedono ma nessuno nota davvero.            
Sì, perché chi mai oserebbe rompere il tanto comodo sodalizio tra “cultura” e mondanità? Chi oserebbe mai dire che, dopo tutto, buona parte dei nostri adorati intellettuali, posti sul piedistallo da altrettanti promettenti intellettuali, passano le proprie giornate a discorrere del nulla? E badiamo bene a scrivere “nulla” con la n minuscola, perché se discutessero del “Nulla” già si dovrebbe attribuire loro una profondità che, invece, non hanno il tempo di sviluppare. Perché in fin dei conti, non ci permettiamo di dire che manchino le capacità a questa schiera di intellettuali che sembra crescere di giorno in giorno, quello che a loro manca è il tempo! Dove dovrebbero mai trovarlo il tempo di riflettere davvero se le loro giornate trascorrono sullo sfondo di un incessante quanto assordante chiacchiericcio?              
Bisogna avere il coraggio di dire una buona volta che la vita dell’intellettuale richiede una scelta radicale, quella della distanza dal mondo, della distanza dalla vita sociale sarebbe meglio dire, perché è bene guardare le cose da vicino per comprenderle, ma non al punto tale da esserne risucchiati: non occorre un distacco totale ma la giusta distanza che permette di riflettere. Ed è proprio la riflessione che ormai è divenuta merce rara, non si è più disposti a concedere a persone e cose il tempo di cui hanno bisogno per essere comprese. All’intellettuale da quattro soldi dovrebbe subentrare il riflessivo, perché la cultura nasce e si diffonde dove inizia a venir meno il vuoto parlare.               
Siamo caduti in basso perché non siamo più in grado, quasi nessuno è più in grado, di soppesare il valore umano di chi ci sta di fronte e, senza valore umano, difficilmente c’è valore intellettuale.
Rendiamo grazie a Sorrentino per aver puntato il microscopio su questa ferita ormai fin troppo infetta.             

2 commenti:

  1. Oltre alla Grande bellezza mi attira molto Il capitale umano, sembrerebbe pieno di schiaffi in faccia e di verità, peccato che alla fine questo genere di film venga realmente capito da chi ha già qualche idea sulla situazione reale della società e il resto? Continuano a trastullarsi nel nulla (con la n piccola)

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