sabato 13 dicembre 2014

Resti di una giornata persa

A volte penso che il segreto, non della felicità, ma quanto meno della serenità, stia nell'accettare la semplice verità secondo la quale ci sono giorni in cui si dovrebbe rimanere a letto, non alzarsi, non uscire di casa, non fare assolutamente NULLA. Per tentare di aggiustare una cosa e fare un passo avanti spesso ci si rovina l'umore, quando non si fanno danni.
Ma siamo realistici, non credo sia possibile non mettere i piedi a terra la mattina: il mondo non si mette in pausa, dunque si può dire addio anche alla semplice possibilità di una serenità prolungata.

2 commenti:

  1. Secondo me desiderare una serenità prolungata vorrebbe dire annullare sé stessi, se ci pensiamo persino gli animali sono mossi da un istinto primario volto al soddisfacimento dei propri bisogni più elementari; l'essere umano, a differenza dell'animale, è mosso verso uno stato di insoddisfazione maggiore che riguarda il suo stesso essere al mondo, perché ha coscienza di se stesso e della propria finitezza e della sua incapacità di conferire un senso duraturo a se stesso e a ciò che lo circonda, raggiungere uno stato di serenità permanente, vorrebbe dire smettere di ricercare e di porsi domande, cioè smettere di essere consapevole, tu la vorresti una cosa del genere? io per niente, preferisco, quindi, tenermi stretto la mia angoscia esistenziale e il mio dolore, senza contare come ciò mi permetta e mi abbia permesso di apprezzare i momenti di vera gioia, seppur finiti ed effimeri come tutte le cose...

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    1. Non la vorrei neppure io una cosa del genere Luigi, significherebbe davvero rinunciare a ciò che è più mio, più umano...

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