sabato 18 giugno 2016

Ascoltando i non-pensieri

Oggi pensavo che l'incapacità di articolare i propri non-pensieri in una forma definita forse dovrebbe essere ogni tanto assecondata, lasciando che vengano a galla anche quelle mezze sentenze che la parte più profonda della mente trasmette alla sua socia cosciente...
Così viene alla luce che credo sempre alle persone che hanno dato il peggio di sé... perché... perché semplicemente non fingono buoni sentimenti che non hanno... 
E viene fuori che mi fido dei giudizi negativi perché mi fanno pensare, mi distruggono le sicurezze e mi fanno evolvere... perché quello che voglio di più è cambiare in continuazione... Desidero fortemente la morte della me stessa di un'ora fa...
E poi mi trovo a riflettere sul perverso meccanismo che trasforma la volontà in necessità... È la decisione, implacabile, inevitabile nella sua aleatorietà... È l'impercettibile salto tra la possibilità e l'essere in atto, che si consolida man mano in storia individuale. 
È tutto fumo, ma fingiamo che non possa non essere...
  

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con te. È necessario lasciare che alcuni pensieri restino, per così dire, incompiuti, come sospesi, affinché siano abbastanza plastici da lasciarsi mutare dal movimento stesso della vita (sarà questo che definisci necessità?), senza che ci si lasci condizionare dalla volontà contingente che, di volta in volta, li anima e che ne "vuole' plasmare la forma. Rispetto al tuo desiderio di cambiare continuamente te stessa, Siamo continuamente sospesi tra l'essere e il nulla, pertanto, credo che non sia nella nostra natura assumere una forma concreta e definitiva, per quanto la nostra mente si aggrappi, con le unghie e con i denti, ad ogni certezza del momento. Mi e' tornata in mente questa espressione: siamo punti interrogativi ambulanti...

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    1. Proprio punti interrogativi... non domande, che sarebbe già dire troppo, visto che una domanda è già qualcosa di compiuto...

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