lunedì 20 giugno 2016

Su volontà e necessità: il suicidio

Ripensando all'ultimo post e alla questione della decisione che diventa necessità mi è venuto in mente che forse, tra tutti, un esempio è più chiaro e lampante di tutti gli altri possibili: quello del suicidio.
Credo che siano un po' tutti d'accordo sul fatto che, se si escludono gravi forme di malattia mentale, il suicidio sia un atto arbitrario, è la decisione presa dalla coscienza di autosopprimersi, di fare un balzo nel non-essere... Eppure, per il suicida, l'atto di estrema negazione di sé è tutt'altro che arbitrario, al contrario la morte si presenta come una inevitabile necessità. Il suicidio è la volontà che non vede vie d'uscita e si autoelegge a necessità stringente; di fronte a sé vede una sola strada dritta percorribile... la vita diventa scelta inconsistente e abbandonarla è inevitabile...
Per Schopenhauer il suicidio è la Volontà che torna a manifestarsi più virulenta di prima proprio nel momento in cui si crede di essere sfuggiti al suo giogo,  è desiderio estremo di vivere come Lei stessa impone, a dispetto del mondo. 
Forse su questo Schopenhauer aveva ragione...

3 commenti:

  1. "Il suicidio è la volontà che non vede vie d'uscita e si autoelegge a necessità stringente; di fronte a sé vede una sola strada dritta percorribile..."

    Nietzsche storcerebbe il naso dinanzi a quest'affermazione, ma, a ben dire, a dispetto di quest'ultima, credo che poco si possa rimproverare al buon Schopenhauer...

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    Risposte
    1. Sicuramente il nostro Nietzsche non sarebbe proprio d'accordo... A volte però mi trovo di fronte a cose che non riesco a spiegarmi col suo solo pensiero...

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    2. Certo, è giusto che sia così...

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