lunedì 7 dicembre 2020

Accadere

Il 2020 è la coda avvelenata di un lungo periodo difficile, come avvelenata è stata la coda di molte giornate che hanno composto gli ultimi anni. Giorni che si sono susseguiti uguali, come tanti mattoni compatti, solidi, inesorabili nel loro intento di comporre un muro alto e senza crepe. Una torre di sofferenza costruita sul mio corpo, che mi ha piegata sera dopo sera.

La coda delle giornate era avvelenata... Sì, perché inevitabilmente, chiusa la porta di casa, qualunque cosa avessi fatto nelle ore precedenti, mi sono ritrovata sola. Sola. SOLA. E mi sono chiesta se l'avevo effettivamente scelta quella condizione. Certe sere mi sono detta di sì, me lo sono detto quasi vedendomi dall'esterno, mentre fissavo il soffitto con la musica nelle orecchie. Me lo sono detto con la testa tra le ginocchia, dopo aver mollato a metà un lavoro che dovevo assolutamente finire. Me lo sono detto seduta a terra, mentre desideravo con tutte le mie forze di sparire senza lasciare alcun ricordo. E più ero sola più desideravo di esserlo, perché l'avevo scelta io quella solitudine. Me la meritavo tutta, come si merita un premio, una promozione... come si merita una punizione... Se sei troppo complicata, se sei troppo strana, che cosa pretendi? O ti adatti, ti pieghi, ti deformi o stai in compagnia della tua misera ombra. 

E il veleno che le giornate avevano nella coda ha invaso le notti, le notti senza sonno durante le quali ho dovuto ammettere di desiderare qualcuno con cui parlare, ho dovuto ammettere che quella solitudine in fondo non l'avevo scelta, ho dovuto ammettere di essere completa, sì, ma di volere qualcuno con cui ridere e piangere durante quelle lunghe notti... per espandermi e non per completarmi, per raddoppiare e non per compensare... Per capirlo ho dovuto guardare molti muri, molti soffitti, finestre e porte chiuse, cortili recintati e triangoli di cielo lontani. Ho dovuto reggere i silenzi di lune velate e la crudeltà di stelle nascoste dietro le chiome degli alberi.
Volevo la libertà, non la solitudine, ma per ottenere la prima sono stata costretta a passare per la seconda.
Non so quanto ancora durerà l'effetto di questo veleno, non so se mi ucciderà o troverò prima l'antidoto, ma almeno adesso so che sono dove non vorrei essere e senza questa consapevolezza nessun passo sarebbe possibile.
So che voglio raddoppiare, triplicare, centuplicare, perché ci sono forze che bisogna lasciare libere, energie che hanno bisogno di unirsi ad altre energie per crescere e splendere e farsi mondo...
"Il mondo è tutto ciò che accade" scriveva Wittgenstein, e io, che sono stanca di cadere, vorrei iniziare finalmente ad accadere. 




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