domenica 6 maggio 2012

Scomponendo la realtà



Credevo nell'Amore, fino a quando non l'ho conosciuto, preso tra le mani e smontato pezzo per pezzo.
Come mi viene ora di dire cose del genere? Colpa dell'imminente esame di Psicologia... 
Ad un certo punto mi imbatto nella teoria secondo la quale si crede veramente solo alla maniera dell'inconscio, ovvero si crede quando non si conosce, perché il credere, per essere autentico, non deve essere contaminato dal pensiero razionale... 
Nulla di troppo strano se ci si pensa ma, chissà come, mi è venuto da pensare subito a tutti quegli ideali ai quali ci educano a credere sin da bambini. Ecco, tutte quelle belle cose, se esaminate da vicino, mostrano una sorta di trama articolata e scomponibile... quindi decomponibile... Un po' come guardare la materia al microscopio: nulla ci appare più nella sua integrità se guardato da vicino. 
Quando si crede a qualcosa lo si fa senza perché, se quindi si ama davvero non ci si deve chiedere il perché di quell'Amore. Ho smesso di credere nell'Amore e di amare nel momento in cui ho iniziato a chiedermi quali fossero le ragioni del mio amare, quando ho iniziato a guardare alle persone che ho amato con l'occhio del medico legale che seziona: ho cercato la causa dell'Amore come si cercherebbe la causa del decesso in un cadavere... e alla fine l'ho ucciso quest'Amore... 
Pretendevo di dover amare perché l'altra persona aveva un buon carattere, un bell'aspetto o qualsiasi altra caratteristica amabile; ero un'idiota che non si rendeva conto che l'altra persona aveva un buon carattere, un bell'aspetto e tante altre caratteristiche amabili proprio perché l'amavo. 
Costruiamo l'oggetto del nostro Amore con i materiali che questo oggetto ci concede, tuttavia gli architetti restiamo noi. E siamo degli architetti maledettamente bravi, almeno fino a quando non ci mettiamo a fare progetti di costruzione, prendiamo compasso e righelli e iniziamo a tracciare linee seguendo il canone della proporzione!

Nessun commento:

Posta un commento