martedì 12 luglio 2011

Inizio

Questo pomeriggio, come è giusto che sia, mi sono dedicata un po' alla tesi, che nella settimana precedente è stata del tutto trascurata. La tesi, come il percorso della maturità, mi sa di fine e, quando parlo di fine, mi torna inevitabilmente in mente l'inizio, non quello dell'università, né quello del liceo o delle scuole medie, neanche quello delle elementari, quando le cose erano già migliorate, ma ancora più indietro...
Iniziai l'asilo piangendo e dimenandomi come un'ossessa. Detestavo stare con gli altri bambini, trovavo ridicoli i loro giochi di gruppo e vedevo le maestre (tranne una che probabilmente sarà stata una santa ad osare prendermi sulle ginocchia) come degli esseri mostruosi il cui unico scopo era quello di tenermi in gabbia. Ricordo tutto coi colori dell'autunno, forse perché tutto mi appariva triste ed interminabilmente noioso: non capivo come facessero gli altri bambini a divertirsi (ancora oggi non capisco del tutto come faccia la gente a divertirsi) e osservavo i loro misteriosi comportamenti dagli angoli più isolati. Non parlavo, non reagivo alle prese in giro, non giocavo, mi piaceva solo colorare, soprattutto con le tempere. Non ero una animale sociale, solo una piccola bestia di campagna gelosa della propria solitudine. Non volevo stare lì e se proprio dovevo volevo passare il più tempo possibile sull'altalena: ci sgattaiolavo su ogni volta che non c'era nessuno intorno. Non mi piaceva essere osservata.
Mi sembrava una cosa stupida dire le stesse preghiere tutte le mattine, ma a dispetto di questo dovevo comunque tenere le mani giunte, quelle stesse mani con cui indicavo la mia età qualora mi fosse stata chiesta (piegavo il pollice lasciando distese le altre quattro dita). Il mio caparbio mutismo portò ben presto al sorgere dei soprannomi più ridicoli, ma le mi urla interiori erano troppo assordanti perché potessi curarmi dei sussurri esterni...
Col tempo mi sono dovuta "addomesticare", non c'è stato più bisogno di trascinarmi per condurmi alla società, le ginocchia perennemente ferite sono guarite, i capelli spettinati sono stati messi in ordine, ho creato solide gabbie per la bestia.
Rousseau lo considererebbe un sacrilegio!

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