venerdì 15 luglio 2011

Reazione al distacco

Questo pomeriggio, di ritorno da una lunga mattinata semi-universitaria, mi è stato annunciato da mia madre il decesso del mio povero criceto che ormai da tempo sembrava avere una specie di Alzheimer nella versione per roditori. Non so quale profonda verità io cerchi scrivendo di questo avvenimento apparentemente insignificante ma scrivendo ripeto e ripetendo capisco meglio... 
Credo che il punto sia la deleteria abitudine, assunta non so quando, di dire addio a cose e persone prima ancora che se ne vadano. Il ragionamento sotteso è semplice quanto perverso: nulla è stabile dunque prima o poi lo perderò quindi meglio che la mia mente se ne distacchi prima per non soffrire dopo. Il risultato è una specie di fredda indifferenza nel momento del distacco, un inumano restare pietrificati... Ho perso il conto di quanti dei miei gattini, morti per un motivo o per un altro, ho seppellito senza una parola. Assurdo se ripenso al fatto che solo qualche anno fa piangevo anche per ore: l'ultima volta, probabilmente, mi si saranno esaurite le lacrime... Non so se sperare che il processo sia reversibile...

4 commenti:

  1. Sono un'emigrata, forse neanche ancora arrivata alla terra promessa: l'idea del distacco è divenuta fisiologica.
    Ma è davvero definibile come indifferenza?

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  2. Probabilmente no... più verosimilmente è una sorta di vaccino contro le conseguenze del distacco.

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  3. Aveva più di due anni, a quanto pare un'età limite per i criceti della sua razza... Ne ho anche un altro ma è più aggressivo...

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